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Interno Intimo: la prima personale dell’artista calabrese Cinzia Canale al Sottogiudecca di Reggio Calabria

Sottogiudecca, il nuovo spazio interamente dedicato al contemporaneo a Reggio Calabria, sabato 18 novembre  ha inaugurato in anteprima Interno Intimo, prima personale di pittura di Cinzia Canale. La mostra si inserisce all’interno di un articolato progetto espositivo diviso in più parti e dedicato alla ricerca di questa giovane artista emergente, che ha preso avvio lo scorso 28 ottobre con Parte1 – Loading Interno Intimoun’installazione site specific coprodotta e realizzata per l’underground di Sottogiudecca.

Il progetto prende avvio di ritorno da un importante viaggio a New York nel periodo di Halloween 2019, e coincide con l’inizio del Biennio in Accademia in cui intraprende un corso di calcografia. In questo contesto elabora una prima serie di acqueforti del suo “ciclo da bagno”, in parte esposte nella project room insieme all’Artist Statement e al dipinto archetipo di queste “stanze del disturbo, stanze instabili da scivolamento”.

La perizia tecnica dell’incisione, la mette di fronte ad una riflessione sui piani della rappresentazione che la porta ad una radicale revisione di temi, tempi e template della sua pittura. Cinzia viene dall’Iperrealismo e con il virtuosismo puntinista compie il primo passo verso una nuova cifra stilistica: la destrutturazione della materia in modalità digital glitch (interferenza), in cui il corpo, ormai della stessa sostanza delle cose, è destinato ad un lento ma inesorabilmente processo di disgregazione e prolificazione nello spazio abitato. Un bug di sistema, in cui Lei mina volontariamente tutte le sue certezze spazio-temporali e si riprogramma. Nell’epoca dell’AI in cui l’uomo affida il processo creativo ad un’intelligenza artificiale, Cinzia è una dissidente che ostinatamente dipinge e gongola nel dimostrare che può farlo anche come lo farebbe un computer, utilizzando gli strumenti di un sistema operativo non più supportato. In questo processo la sua pittura resta sempre salda, lucida, controllata, perché risponde a input precisi in cui l’errore non è mai lasciato al caso. Nei suoi dipinti introduce il concetto di add noise (aggiungi disturbo) usando il filtro di tools come magic ereaser, cutter, neon glow, effetto mosaico, vintage mode, archeologia della postproduzione familiare a tutti i “non nativi digitali”. Cinzia intraprende una ricerca iconografica agli albori della computer grafica.

Ogni opera è un rebus da risolvere in fase rem, muovendosi all’interno di un plesso computerizzato in cui scorrono e lampeggiano messaggi subliminali di un lifelong gamingche nella dimensione ludica e infantile nasconde una trappola di ansie e automatismi (press enter to start – exit to die – easy/medium/ hard mood).

Anche la fase di Loading (caricamento dati) si configura quindi come un momento fondamentale nel processo di genesi del ciclo pittorico Interno Intimo, che permette all’ospite/visitatore di farsi spazio nelle stanze di Cinzia, tra ambienti reali e virtuali, immaginati e vissuti, progettati e decostruiti. Una costante intersezione di piani prospettici e compresenza di diversi livelli, fa eco al loop di una traccia audiovideo disturbata e intermittente che ingloba gli oggetti all’interno della proiezione con uno straniante effetto 3d. Un montaggio a bassa risoluzione in cui Cinzia mixa e scontorna elementi grafici e autobiografici, che viaggiano attraverso un intricato sistema di tubature idrauliche e tubi catodici, affiorando tra le cartelle del suo database in un nostalgico revival di interfacce bidimensionali ed effetti pixellati. Questo flusso trasborda i margini di una cornice vuota e invade l’angolo morto della parete di fondo, dove si intravede uno stralcio di carta da parati da bambino che regge la sezione di una stanza arredata. I primi elementi riconoscibili sono una chaise long rococò e un pesante tappetto persiano su cui sono impropriamente disseminati degli oggetti vintage pop.

Il monitor di un vecchio pc, un piccolo gonfiabile omaggio a balloon dog di Jeff Koons, una molla di plastica fluo, una lampada da tavolo liberty accesa e un vecchio telefono bigrigio con la cornetta staccata. Tracce evidenti di una presenza. Una densità di presenze. C’è un senso di permanenza che pervade l’ambiente nonostante l’evidente assenza di persone. Una “sospensione di trama” in cui gli oggetti che coabitano il pavimento di questo improbabile salottino da gioco, raccontano una moltitudine di emozioni dissonanti.

Un misterioso paesaggio domestico in cui si ha la sensazione di trovarsi, simultaneamente, sul set di un noir in bianco e nero e di un college movie anni ’90. Effetto sovrascrittura.

La mostra a ingresso gratuito, organizzata nell’ambito di MIRC – Movimento Indipendente di Ricerche Contemporanee – con il progetto grafico di Giulia Toma e testi critici a cura di Marta Toma, sarà visitabile fino al 28 dicembre 2023 (LUN 16-20; MAR-SAB 09-13/16- 20).