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Una boccata d’arte in Calabria. Storia della Galleria Arte Toma e la Scuola di Scilla

Ci sono cose che un calabrese non sa. E seppur io sia una calabrese incallita, ammetto sempre di riuscire a sorprendermi nello scoprire storie che fanno parte del nostro territorio, di entusiasmarmi venendo a sapere che un tempo la nostra terra è stata meta di grandi intellettuali e che ci sono luoghi pieni di storie affascinanti per cui non basta solo narrarle, serve un posto che li racchiuda e li mantenga in vita. Come la Galleria Arte Toma

In quella che era l’antica Giudecca, a pochi passi dal Lungomare di Reggio Calabria, dalla Pinacoteca civica, il Teatro Francesco Cilea e il Palazzo San Giorgio, ci si imbatte in una bottega d’arte dall’insegna retrò: “Arte Toma – Dipinti antichi e Oggetti d’arte”. Non ci si aspetterebbe mai che in passato questo luogo fosse frequentato da artisti del calibro di Guttuso e Omiccioli e che in qualche modo, i due proprietari di allora, una coppia giovanissima, si facessero promotori della loro arte come due mecenati, raccogliendo dipinti, schizzi e bozzetti, spinti dal desiderio di offrire alla città una galleria contemporanea: la Galleria d’Arte Toma. 

Storia della Galleria Arte Toma

Ed ecco che in un attimo siamo sempre a Reggio Calabria, ma nel 1912. In quell’anno nasce la prima “Bottega di Belle Arti e Restauro Toma”, quando il suo fondatore, un restauratore pugliese, giunge a Reggio Calabria dopo il devastante terremoto che colpì l’area dello Stretto nel 1908, convocato per lavorare alla rimessa in sesto di un territorio raso al suolo. Qui Toma trovò un locale nel centro cittadino in Via Giudecca, all’interno di uno dei pochissimi palazzi rimasti in piedi dopo le scosse. All’inizio lo utilizzò come magazzino e poi come punto di rifornimento anche per gli altri restauratori in città. Le generazioni seguenti proseguirono l’attività nello stesso spazio, ampliando l’offerta della prima bottega con un laboratorio artigianale di cornici d’autore. 

La nascita della Scuola di Scilla

Un primo momento di svolta si presentò circa quarant’anni dopo, quando nell’estate del 1949 l’artista Renato Guttuso, insieme a Saro Mirabella, accettò l’invito dello scultore Giuseppe Mazzullo a trascorrere un periodo di vacanza nella località marina di Scilla. Da quel trio si formò e si instaurò un fervido clima creativo e intellettuale – vigoroso negli anni Cinquanta e Settanta – rinomato come “Scuola di Scilla”, che incluse naturalmente anche alcuni giovani artisti originari del luogo come Giuseppe Marino e Carmine Pirrotta.  La Scuola di Scilla palesò una grande vicinanza ideologica e politica degli artisti alla gente del luogo, pescatori senza barca, contadini senza terra, braccianti, gente povera che lavorava alla giornata in condizioni spesso disumane. Questa poetica neorealista avrebbe acquisito una sorta di ufficialità nell’ambito del movimento artistico del “Realismo”.

In questi anni, il neoproprietario della bottega, Nicola Toma, ebbe modo di conoscere e sostenere gli artisti della Scuola di Scilla, che spesso acquistavano i materiali per le loro opere nel suo negozio. La moglie di Nicola, Immacolata Olivieri, poetessa ed intellettuale particolarmente sensibile e raffinata, contribuì in maniera determinante al consolidamento dei rapporti di stima e poi di vera e propria amicizia con questi artisti, che intanto gli affidavano le loro opere in vendita o semplicemente sostavano lì per scambiare idee ed immagazzinare spunti e visioni provenienti dalle altre opere, che intanto iniziavano ad essere esposte in alcune sale della bottega d’arte.

Da qui nasce la storica Galleria d’Arte Toma, uno spazio che ancora oggi espone in permanenza dipinti, disegni e litografie di artisti legati alla Calabria, portata avanti dalla famiglia Toma con la stessa passione e una grande aspirazione: essere un “punto di incontro” in città per artisti ed amanti dell’arte, che mantiene saldo il contatto con il territorio e allo stesso tempo promuove e tiene vivo l’interscambio con artisti e proposte che arrivavano da altre realtà. 

Una storia d’amore per l’arte tramandata in generazioni

Nel 2009 la galleria riparte da una radicale ristrutturazione dell’ala espositiva al civico 23 di Via Giudecca, da cui prende il via un intenso ciclo di stagioni espositive in cui entrano in campo la terza generazione. Le giovani nipoti dei signori Toma, Marta e Giulia, riescono ad intensificare lo scambio con il panorama artistico milanese, come in occasione del progetto espositivo “Sii bella e stai zitta” a cura di Vera Agosti (2014), e il ciclo di personali organizzate in collaborazione con la Galleria Antonio Battaglia (2016). A partire dal 2020, la galleria ospita un progetto artistico diffuso che conduce un’indagine sul contemporaneo in Italia. MIRC – Movimento Indipendente Ricerche Contemporanee, è la rotta che simbolicamente unisce/separa Milano e Reggio Calabria (MI-RC). 

Il Sottogiudecca

Dal sogno e l’intuizione di queste due sorelle, nel 2023 nasce Sottogiudecca, uno spazio espositivo e performativo multidisciplinare, interamente dedicato ad ogni espressione del sentire contemporaneo. Un’idea progettuale aperta, che sconfina nel potenziale inespresso dei 100 metri cubi nascosti nell’underground di Via Giudecca 23. Sottogiudecca esiste sottotraccia, un sottomarino che si muove nelle viscere del paesaggio antropico della città. 

Nei mesi scorsi hanno anche avviato un ciclo di residenze d’artista esteso a creativi italiani e stranieri, per rilanciare l’immaginario del territorio nella memoria dei loro nonni e della Scuola di Scilla. Marta, storica dell’arte cresciuta tra i racconti dei suoi nonni e nel mito di questa Scuola, ha dedicato anni di studi e ricerche a ricostruire questa vicenda, con un saggio pubblicato nel volume “Unknown Calabria. Land of the Forgotten”, edito nel 2023 dalla Cambridge Scholars Publishing.

Tutte queste cose che fino ad oggi non sapevo, rievocano un fascino nascosto in una Calabria piena di stereotipi. In una bottega, oggi galleria, convivono insieme storia e sperimentazione, fascino di un passato nostalgico e innovazione, riflessi di un’inclinazione spasmodica alla ricerca della creatività calabrese. Tramandata da generazioni.