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Lo storico Wolf ci insegna che la storia di Ulisse è ambientata in Calabria

Sapevi che la storia di Ulisse è ambientata in Calabria? La prima edizione di “Ulisse in Italia” dello storico tedesco Armin Wolf, ha inaugurato un nuovo e rivoluzionario metodo nell’ambito della questione omerica, in quanto per la prima volta si è ipotizzato che le terre raggiunte ed esplorate da Ulisse nel suo viaggio di ritorno ad Itaca non fossero luoghi mitici e frutto della fantasia di Omero, ma territori decisamente localizzabili. Una di queste, la Calabria.

Secondo Wolf, Ulisse ha percorso nella terra dei Feaci la via dei due mari attraverso l’istmo di Calabria, il più stretto di tutta Italia. Omero descrive il percorso di Ulisse dopo il naufragio che dal mar Tirreno lo ha condotto al mar Ionio. Grazie all’incontro con la giovane Nausicaa, Ulisse giunge presso la città dei Feaci, situata sullo spartiacque tra i due mari e, una volta giunto a Tiriolo, può osservare con stupore da ambedue i lati della città il golfo di Lamezia a ovest  e il golfo di Squillace ad est. 

Servendosi di carte nautiche e di dati che lo stesso Omero ha disseminato nella sua opera, quali quelli riguardanti i venti e le correnti marine, Wolf è riuscito ad identificare molti luoghi “fantastici”, come la terra dei Feaci, il luogo in cui giacciono le Sirene o l’isola di Circe. Alcuni luoghi invece non sono stati ancora identificati per la carenza di prove archeologiche, come la terra dei Lotofagi sulla Piccola Sirte (Djerba?), la terra dei Ciclopi nella Tunisia meridionale e l’isola di Calipso in una delle Isole Lipari (Panarea, Lipari?). Per confermare la sua tesi, secondo la quale Ulisse sarebbe naufragato nella Scherìa, la terra dei Feaci e sarebbe passato anche da Skylletion, l’attuale Scolacium (fondata tra l’altro, secondo Servio e Cassiodoro, proprio da Ulisse), è necessaria la prosecuzione degli scavi presso Tiriolo e Skylletion fino all’VIII secolo e gli studi su un tumulo rinvenuto sulla linea che da Tiriolo conduce a Skylletion.

Ulisse in Calabria: il libro di Wolf

L’impalcatura dell’opera è costituita da quattro argomenti:

  1. Omero fa attraversare due volte ad Ulisse lo stretto di Scilla e Cariddi, ovvero lo stretto di Messina. La prima volta, infatti, l’eroe greco solca le acque del Tirreno in direzione sud verso Itaca, mentre la seconda volta, dopo il naufragio, giunge all’uscita meridionale dello stretto. Qui la seconda volta è sospinto di nuovo verso il Tirreno. Finora non si è mai riusciti a risolvere il problema di come Ulisse, spinto dietro lo stretto visto dalla Grecia,  fosse riuscito a ritornare nella sua patria con l’aiuto dei Feaci senza  ripercorrere una terza volta quello stretto. Wolf è riuscito a dimostrare che la terra dei Feaci è situata tra due mari, uno aldilà e uno aldiquà dello stretto. Ulisse, infatti, naufraga nel Tirreno, si salva nella costa occidentale della Calabria, attraversa a piedi la terra dei Feaci e parte dalla costa orientale della Calabria fino ad Itaca con una nave fornita da questo popolo. Finora si è sempre erroneamente presupposto che il mare che sospinse Ulisse, naufrago verso la terra dei Feaci, fosse il medesimo attraverso cui egli ritornò a casa. Questo ha dato vita ad una molteplicità di interpretazioni, tanto che la terra dei Feaci è stata cercata in 25 luoghi del mondo. Ergo la Feacia è situata a Nord dello stretto, fra il mar Tirreno e Ionio.
  2. La corrispondenza tra la Calabria e la terra dei Feaci è confermata dal fatto che Omero non la chiama mai “isola” in greco nésos, bensì Scheríe che significa “terraferma” o “continente”. 
  3. Secondo Omero la terra dei Feaci apparve nel mare come  un rhinon,uno scudo di epoca omerica che aveva due tipiche insenature semicircolari. Esso corrisponde morfologicamente  all’istmo di Calabria con i suoi due golfi, di Lamezia e Squillace, nell’attuale provincia di Catanzaro in cui si trova l’istmo più stretto di tutta l’Italia. Ulisse cammina per tre giorni, arrivando ad ovest del mar Tirreno e approda nel punto in cui la terra dei Feaci era più stretta: la parola greca anchiston corrisponde al latino angustus “stretto”. Nella naturale provincia di Catanzaro solo la pianura e il golfo di Lamezia presentano queste caratteristiche. Inoltre Ulisse perviene alla foce di foce del fiume Amato/Lamato, vicino all’attuale aeroporto di Lamezia: egli arrivò nello stesso luogo in cui arrivano oggi i turisti di tutto il mondo. Per questo motivo Wolf ha proposto in più occasioni di nominare l’aeroporto di Lamezia “Ulisse” proprio come l’aeroporto di Roma intitolato a Leonardo da Vinci, quello di Parigi che reca il nome di Charles de Gaulle e quello di New York dedicato a Kennedy. Ulisse prosegue a piedi lungo il fiume fino al pendio e alla selva ombrosa, nel punto in cui il Lamato esce dai monti e dal bosco della Sila, presso il ponte sul Lamato vicino all’attuale stazione di Marcellinara. 
  4. In quel luogo Ulisse trova Nausicaa e le sue giovani ancelle intente a lavare i panni nel fiume. La giovane figlia di Alcinoo, infatti, partiva dalla città prima del sorgere del sole e ritornava dopo il tramonto su un carro a causa della notevole distanza. Ella fornisce ad Ulisse informazioni significative sulla terra dei Feaci: “C’è una bella baia da ambedue della città, non solo del mare da dove sei venuto ma anche dall’altra parte che ancora non puoi vedere”. Quando  lo conduce alla città, l’eroe può contemplare con meraviglia due mari allo stesso tempo da entrambi i lati della città. Nella seconda baia può osservare persino le navi ancorate al porto, quindi il regno dei Feaci deve essere ricercato nella zona di Tiriolo perché questo paese dominante sullo spartiacque fra il Tirreno e lo Ionio offre una vista eccezionale sui due mari.  Ulisse è ricevuto alla corte di Alcinoo con amichevole ospitalità e racconta le peripezie e i dolori affrontati durante il suo viaggio, partendo dalla città di Troia fino alla Calabria. Il giorno dopo una guida accompagna Ulisse da Tiriolo al mar Ionio affinché ritorni ad Itaca su una nave fornita dai Feaci, popolo probabilmente dedito alla navigazione. Essi partirono vicino alla foce del Corace, tra Catanzaro Lido e la Roccelletta del Vescovo di Squillace. In quell’area sorse più tardi la colonia greca Skylletion e quella romana di Scolacium, che coincide con gli attuali scavi di Roccelletta. 

Questi argomenti rappresentano le fondamenta sia della prima che della seconda edizione, che è stata ampliata con l’inserzione  di due nuovi capitoli. Il capitolo settimo, che reca il titolo “Scavi recenti a Mozia e Omero”,  fornisce preziose informazioni venute alla luce grazie agli scavi condotti a Mozia (all’estremità occidentale della Sicilia) che hanno fatto riemergere un pozzo  di acqua dolce potabile al campo del podio e un vicino quartiere abitativo. Queste due scoperte archeologiche confermano la  localizzazione di Wolf che porta i Lestrigoni nel porto fenicio di Mozia, indice del fatto che Omero fosse a conoscenza di questo porto. 

Nel secondo capitolo, intitolato “Quando è vissuto il poeta dell’Odissea o almeno uno di loro”, Omero descrive in pochi versi un’eclissi totale di sole. Finora il ritorno di Ulisse ad Itaca è stato collocato nel XII sec. a.C., ma questo periodo storico non coincide con quello in cui visse Omero (VIII secolo). Per di più la descrizione dettagliata di un’eclissi indica che il poeta di questi versi ha assistito ad un’eclissi totale di sole. Secondo i calcoli della NASA l’unica eclissi totale visibile in Grecia tra l’VIII e il VII secolo a. C. avvenne il 14 marzo del 710 a.C., anno in cui probabilmente visse il poeta.  

Nel momento in cui si trova l’isola di Circe e la costa settentrionale della Sicilia, Ulisse attraversa “l’oceano”, identificato da molti con l’Oceano Atlantico, ma, come testimoniato in una cronaca medievale di Catanzaro di Domenico Montuoro di Tiriolo, il nome “Oceano” era usato per indicare il mar Tirreno: i vescovadi di Nicotera e di Amantea, ad esempio, si trovavano “sulla costa ovest a parte oceano”, mentre quelli di Stilo o Crotone “ad est in mari Adriatici”.  

Infine, il recente rinvenimento di una pelliccia di 40 pagine contenente una selezione del resoconto del viaggio che Ulisse pronuncia alla corte dei Feaci, spicca non tanto per le leggende e le sue avventure ma per la descrizione dei viaggi fra i singoli luoghi. Siccome i periodi storici tra la leggenda di Ulisse  e la vita di  Omero non coincidono, il poeta ha cercato i favolosi luoghi dell’avventura di Ulisse nella realtà geografica del suo tempo, ovvero quattro secoli dopo. Omero, infatti, visse all’epoca della colonizzazione greca occidentale della Sicilia e Calabria, perciò l’Odissea si può considerare un documento storico,  basato su esperienze realmente vissute da Omero, nascosto sotto il nome di Ulisse, com’è evidente in un passo del poema in cui il poeta  asserisce di essere Ulisse stesso.

Per consultare il libro potete cliccare qui