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The South Faces: il nuovo brand sul turismo lento lanciato da due calabresi

Per la rubrica NON #solofuorisede, vi presentiamo i The South Faces, che da circa due mesi sono approdati sui social, incuriosendo tante persone attraverso le immagini di una Calabria quasi dimenticata. The South Faces nasce per celebrare la lentezza nei luoghi. In un periodo in cui, chi corre più veloce vince, la moda spasmodica del dover fare ha preso il sopravvento e si è persa l’abitudine dello sguardo lento, South Faces sostiene un altro volto della globalizzazione: il futuro riparte dal passato. Invita a cominciare, adesso, ora, a riconoscere i nostri luoghi, cercando il senso profondo di ogni comunità. Si impegna così ad accompagnarvi in questo viaggio senza tempo, lentamente, permettendoci di entrare a contatto con la loro unicità, storia, cultura e tradizione.

Chi c’è dietro a The South Faces?

Ma chi si nasconde dietro i post, le foto e il progetto? Aldo e Giulia. Aldo è nato e cresciuto a Soverato, appassionato dal disegno e dalla fotografia, ama il mare e tutto ciò che ha a che fare con le tradizioni. Grazie a queste passioni, ha avuto modo di ammirare la Calabria, in tutte le sue sfumature e ha sempre preferito restare qui. Si considera un cavaliere della #Restanza e spera, nel suo piccolo di poter far brillare un po’ di più la nostra Calabria. “Riesco ad esprimermi meglio attraverso una lente che con le parole” – dichiara Aldo – “quindi con Giulia, – originaria di Guardavalle, appassionata di botanica e da sempre convinta delle potenzialità della sua terra – ci incastriamo perfettamente, perché io posso essere forte come impatto visivo, mentre lei è brava a costruire tutto il contorno”.

Anche Giulia è sempre rimasta qui in Calabria per studiare Scienze Agrarie all’Università di Reggio, e aggiunge che “il mondo della natura è sempre stata la mia strada. Mi piace imparare e sapere cosa posso trovare in un determinato posto e questo, indubbiamente, potrà essere oggetto di valorizzazione del nostro progetto. L’idea è quella anche di fare delle escursioni botaniche e di far capire che esiste una ricchezza vegetale quasi invisibile”.

Dall’idea alla nascita del progetto

Il primo post dei The South Faces è apparso con delle splendide foto scattate da Aldo e la didascalia “Benvenuti a casa vostra”. Perché a casa vostra e non nostra, visto e considerato che è anche la vostra terra?

È un mondo nuovo per noi ma abbiamo preferito sottolineare fin dall’inizio, che questo progetto nasce dall’idea di condividere delle esperienze, che devono appartenere a tutti, senza distanze. Semplicemente perché quello che è nostro, deve essere soprattutto degli altri.

Ora entriamo nel vivo dell’intervista. Raccontateci cosa vogliono proporre i The Sotuh Faces? Come nasce questo progetto?

Il progetto nasce in maniera del tutto casuale e senza nessun fine, grazie ad un disegno che Aldo ha creato un pomeriggio. Erano le quattro del mattino e seduti su una panchina, abbiamo iniziato a viaggiare con la fantasia. Avevamo pensato prima ad un brand e dedicarci all’abbigliamento con magliette e portachiavi. Poi però non ci sembrava l’idea più geniale che ci potesse venire in mente, ma al tempo stesso ci siamo detti che sarebbe stato un peccato non utilizzare l’immagine creata da Aldo, perché guardandola più volte ci sapeva di “casa”, anche per noi che siamo sempre rimasti in Calabria. Volevamo che questa stessa sensazione venisse percepita da chi magari, per necessità o per volere, è andato a vivere fuori. È così, tra una chiacchiera e l’altra, abbiamo pensato di praticare l’attività del Turismo Lento o Slow Tourism, e da quel momento in poi ci si sono illuminati gli occhi ad entrambi, e come per i grandi accordi, con una stretta di mano, ci siamo detti così nella vita e così in affari.

Perché proprio lo Slow Toursim?

Abbiamo deciso promuovere il Turismo Lento, perché la teoria di base dello Slow Tourism, la condividiamo nella vita di tutti i giorni. Cerchiamo sempre di visitare posti poco conosciuti e soprattutto senza fretta. Siamo attratti dalle particolarità dei piccoli borghi, come ad esempio- aggiunge Giulia- ogni volta che torno a casa, dopo una breve escursione, faccio caso a cosa mi ha emozionato di un determinato luogo. Ricordo molto più spesso le piccole cose, come di aver visto una signora che appendeva i panni o i bambini che giocavano con le bici in piazza. Quindi abbiamo deciso di fare nostra questa filosofia e di farla conoscere in base alle nostre esperienze. Per definire meglio ciò che andremo a fare è giusto chiarire che lo Slow Toursim è un nuovo modo di fare turismo con delle linee guida ben precise, elaborate dal Dipartimento di scienze politiche dell’università di Trieste, che raggruppa questo fenomeno in sei parole: il tempo, la lentezza, la contaminazione, l’autenticità l’emozione e la sostenibilità .

Tra queste sei parole, c’è la lentezza che voi, in un recente video avete considerato anche come Noia. Come pensate di arrivare al cuore delle persone, con questo concetto? Non avete timore di presentare lo Slow Turism, in un mondo che, al contrario, è sempre più veloce e ad alto consumo?

No. Assolutamente no. Non dobbiamo piacere a tutti. Noi cercheremo di arrivare a quelle persone che preferiscono restare ferme e sedute su una panchina, perché è proprio lì che può succedere di tutto. Dare spazio alla casualità. Le cose più belle nei nostri viaggi sono nate così, senza tanti programmi. Il tempo e lo spazio vengono dilatati per dare importanza a tutto quello che ci circonda, che spesso non vediamo veramente.

Voi parlate anche di Turismo Esperienziale? Cosa volete intendere?

Si tratta semplicemente di vivere un’esperienza attivamente e in prima persona. Far partecipare una persona ad un’escursione nella natura e farle conoscere ogni particolare, rendendola protagonista di una determinata esperienza che può essere la passeggiata in un borgo, o fare la pasta in casa.

Tra le sei caratteristiche de lo Slow Tursim c’è anche l’autenticità. Cos’è per voi veramente?

A primo impatto ti direi la diversità- dice Giulia – ogni luogo è interessante proprio perché ha qualcosa che un altro luogo non potrà mai avere. Dobbiamo iniziare a far comprendere che essere diversi è bello.

Per il momento il progetto di Aldo e Giulia è allo stato embrionale: “Per noi è un mondo nuovo. Sicuramente abbiamo bisogno di tante mani e di persone che ci possano sostenere. Ci stiamo muovendo in modo da poter uscire in primavera con le nostre prime esperienze di Slow Tourism”.

E così, non vediamo l’ora di poter godere di una giornata insieme ai The Southfaces, per poter apprezzare, senza nessuna fretta, quello che la nostra Calabria ha da offrici.

Aldo e Giulia, fondatori di The South Faces