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“Terra di nessuno”: la mostra sulla sostenibilità di Michele Crispino

La mostra di Michele Crispino in questi giorni al Museo Pitagora di Crotone in occasione del Calabria Movie International Short Film Festival è uno degli eventi collaterali del festival ma collaterale non è. Perché la “Terra di nessuno” (titolo della mostra) si concentra sul tema della sostenibilità ambientale, un tema che più che mai oggi è al centro di ogni questione e dibattito e che Crispino vuole sottoporre in maniera chiara, univoca ed impattante attraverso le sue opere.

Classe 1991, catanzarese, Michele Crispino si diploma presso la scuola internazionale Comics di Roma. Nel 2015 avvia numerose collaborazioni a New York con agenzie, studi fotografici e l’America Cancer Society. Ma tornato in Italia, il richiamo della “Terra di nessuno” lo porta a narrare metaforicamente un viaggio nella sua terra, la Calabria, attraverso le opere.

La mostra Terra di nessuno di Michele Crispino al Calabria Movie Festival

Il titolo della mostra è un riferimento all’omonimo film del 1939 diretto da Mario Baffico e sceneggiato dall’intellettuale calabrese Corrado Alvaro. “Il titolo è evocativo perché siamo all’interno di un festival cinematografico e volevo legare l’esposizione al cinema. Forse ha poco a che vedere con la sceneggiatura alvarese ma l’esposizione e il film si ricollegano dai nomi che ho dato alle mie opere visto che ogni opera rappresenta un luogo della Calabria”– afferma Crispino.

Con cinque teche di vetro l’artista calabrese contamina tutti elementi naturali come foglie, sabbia e acqua, con tappi di plastica, sigarette e mascherine, il cui scopo è quello di raccontare l’indifferenza e la superficialità con cui viene affrontato il tema, sempre più urgente, dell’inquinamento. Ed è proprio sulla combinazione perturbante di questi elementi che Crispino sostiene: “L’intento è quello di disturbare alla vista e dare fastidio evocando il senso civico e portando le persone invece a riconsiderare la bellezza di questi luoghi che l’uomo ha contaminato. Tutti i materiali che ci sono dentro andranno a decomporsi: le foglie si seccheranno, l’acqua del mare evapora lasciando i segni della salsedine, mentre i materiali inquinanti non cambiano e rimarranno tali e questo deve dare maggiormente fastidio nella combinazione tra bellezza e bruttezza dell’inquinamento”.

Un personale sguardo dell’artista che sfocia nel perturbante, nella visione dell’uomo che viene attratto dalla natura e dal paesaggio ma allo stesso tempo lo respinge, rendendolo ripugnante, contaminandone la bellezza.