In un angolo del litorale jonico è presente un unicum del territorio calabrese, situato tra il quartiere Catanzaro Lido e la foce del fiume Alli in località Bellino: si tratta delle dune costiere di Giovino. Questo piccolo Sahara calabrese è sorto per merito della progressiva stratificazione di sabbia sospinta dalla brezza marina durante la stagione invernale che in seguito si è solidificata e ha consentito l’insediamento della vegetazione.
La zona circostante è la meta ideale per trascorrere i mesi estivi: ci si può rilassare tra le acque cristalline e sulla sabbia chiara, oppure si può trovare refrigerio tra gli alberi della pineta che costituiscono un vero e proprio “polmone verde”. Ma non solo: quello di Giovino è un ecosistema armonioso in cui specie rare ed endemiche convivono pacificamente e per questo è un sito florido sia dal punto di vista ambientale che culturale.
Ma questo ecosistema è molto fragile, messo a rischio dall’innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento delle acque costiere, dalla crescente urbanizzazione, dagli incendi, da un’elevata erosione e da una generalizzata antropizzazione che genera frequenti fenomeni di inciviltà. Di conseguenza questa preziosa fascia di arenile deve essere salvaguardata affinché non continui a degradarsi nel corso del tempo fino a scomparire per sempre: tutelare e prendersi cura dell’ambiente che ci circonda diventa, infatti, un imperativo rivolto non solo alle istituzioni ma anche al singolo cittadino perché troppo spesso si assiste a scenari desolanti in cui le spiagge, la pineta e le dune sono assalite dai rifiuti.
Perché il piccolo Sahara Calabrese va salvaguardato
L’intera area compresa tra il Fiume Castaci e il Fosso Giovino custodisce specie vegetali in via di estinzione ed endemiche come il Pancratium maritimum o giglio marino, protetto dalla Legge Regionale del 2001. Anche presso la pineta di Giovino, sorta per mano dell’uomo negli anni ‘60, spiccano specie vegetali interessanti come il Pinus Pinea, o Pino da pinoli, il Pinus pinaster, o Pino marittimo, l’Acacia Saligna, il Pino d’Aleppo e l’Eucalipto.

Percorrendo l’area dunale ci si può imbattere nel Fratino euroasiatico, che però la mancata antropizzazione delle coste e la pulizia meccanica delle spiagge distruggono i suoi nidi e costituiscono un grosso impatto per la vegetazione dunale.
Inoltre la tartaruga marina comune è stata avvistata tra le dune ma è disturbata dalla forte presenza di persone, automezzi che spesso e volentieri violano i divieti e da mezzi meccanici, tanto da spingerla a trovare altri siti di nidificazione che stanno diventando sempre più rari. In aggiunta, ostacoli costituiti da ombrelloni e sedie, falò e discoteche possono impedire ai piccoli appena emersi dalle uova di raggiungere la riva sani e salvi e di proseguire la vita in mare. Sulla spiaggia delle Dune è stato rinvenuto un esemplare di Caretta Caretta in fin di vita con reti all’interno del carapace e ami da pesca in bocca e neanche il tempestivo intervento dei volontari ha potuto evitargli una dolente fine. Essa è tra le specie di vertebrati maggiormente a rischio di estinzione, seriamente minacciata da incidenti durante le operazioni di pesca e dall’inquinamento marino in quanto ingerisce oggetti di plastica scambiandoli per prede oppure piccoli animali che a loro volta hanno già assunto microplastiche. La sua tutela è prevista in diverse normative nazionali, internazionali e comunitarie come la Convenzione di Berna e di Bonn, entrambe svoltesi nel 1979.
Il problema dello sfruttamento edilizio
Sin dai tempi delle colonizzazioni greche la conformazione del territorio è andata incontro a notevoli cambiamenti dovuti l’azione dell’uomo che si sono protratti fino al periodo romano, quando l’eccessiva spoliazione del manto arboreo che arrivava fino alle marine, determinò un dilavamento dei monti con la formazione tipica di dune sabbiose litoranee molto estese e instabili.

Ma i progressi medico-scientifici e tecnologici di fine ‘800 posero le basi per la nascita di infrastrutture logistiche come la ferrovia che migliorò la mobilità e per le intense opere di bonifica ultimate negli anni ‘50 del secolo scorso, permettendo in questo modo di affrontare la frequentazione delle marine anche nei mesi estivi che divennero, col passare degli anni, il cuore di una fervida attività economica ed edilizia.
Ancora oggi lo sfruttamento del suolo a fini edilizi è elevatissimo, causando di contro fenomeni di abbandono dei paesi, lo stravolgimento del paesaggio e della morfologia delle coste tanto che si è rilevata una differenza di quota della spiaggia di circa 3 metri in meno in media. La presenza e l’azione dell’uomo sia nel passato che nel presente si rivelano nell’area retrodunale con la realizzazione della pineta costiera artificiale, la trasformazione delle dune storiche in terreno agricolo, la costruzione del nuovo tratto di lungomare (ragione della scomparsa delle dune a nordest del porto) insieme a nuovi sentieri pedonali che frammentano la vegetazione dunale e l’installazione di lidi ‘stagionali ma fissi’, non permettono la formazione delle dune di Giovino e sostituiscono la flora naturale spontanea con un insieme di banali specie.
L’importanza delle dune e la necessità di tutelarle

Le spiagge e le dune costiere e subcostiere e gli ambienti retrodunali e litoranei ad esse spesso associati possono essere considerate un prezioso patrimonio da proteggere in quanto, secondo un’accurata analisi dell’ISPRA del 2010, in Italia, costituiscono una cifra irrisoria e si estendono in maniera discontinua per pochi chilometri o, addirittura, per poche centinaia di metri. Esse sono di fondamentale importanza perché formano dei veri e propri serbatoi sedimentari fornendo sabbia alla spiaggia antistante, contrastano l’innalzamento del livello del mare e le mareggiate non eccezionali, difendono la vegetazione retrostante e infine rivestono un ruolo strategico, quale riserva di acqua dolce, nel contrastare l’intrusione del cuneo salino.
Nel corso degli anni è stato prezioso l’impegno e l’incessante attività di numerose associazioni ambientaliste quali “Dune di Giovino” che, insieme alle Guardie Ambientali d’Italia (GADIT), continuano ad informare, a formare, a sensibilizzare, a coinvolgere i cittadini tramite iniziative quali giornate ecologiche ed escursioni, a lottare affinché questo Eden diventi un parco o una riserva naturale e a svolgere attività di pulizia e bonifica.
Nel 2018 si è raggiunto un primo grande traguardo: l’ordinanza comunale ha stabilito la delimitazione del perimetro delle dune all’interno del quale non è consentito lo spostamento con mezzi motorizzati, divieti nella zona compresa tra il canalone di Giovino e l’asta del torrente Castaci come praticare sport acquatici e posizionare oggetti sulle dune e, infine, multe per i trasgressori. Una novità importante riguarda la Legge Regionale del 2019 approvata dalla Regione Calabria che ha modificato e reso operativa quella del 2009 disciplinando organicamente le azioni e gli interventi diretti alla valorizzazione ed alla tutela e delle specie floreali spontanee, rare e minacciate di estinzione, elencate in una lista allegata alla legge stessa. Dal 2020 è in vigore una nuova ordinanza che sancisce,all’interno della ‘Pineta di Giovino’, il divieto di accesso e transito veicolare stabilito dal Comune di Catanzaro.