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“Ramificazioni”, primo festival di danza d’autore in Calabria. intervista al direttore artistico Filippo Stabile

Sta per concludersi l’edizione 2023 del Ramificazioni Festival, primo festival di danza d’autore in Calabria, in programma fino al 27 dicembre.
Un festival itinerante di eventi coreutici e musicali che ha visto professionisti nazionali e internazionali dare vita a un calendario di 60 giorni e 18 spettacoli in luoghi istituzionali e della cultura di quattro province calabresi.


Guidato quest’anno dal concept “Confini Uniti”, che ha indagato il tema del confine attraverso il concetto di ospitalità, il festival è ormai diventato un evento culturale di rilevanza sul territorio calabrese e oltre.

Intervista a Filippo Stabile, direttore artistico del festival e fondatore della Compagnia Create Danza.

“Ramificazioni”. Da dove arriva questo nome?

L’idea di “ramificarsi” attraverso la danza nasce ben sette anni fa, con l’obiettivo di creare attività legate al movimento creativo da diffondere nel territorio calabrese, che sappiamo essere difficile quando si punta a creare rete, perché morfologicamente complesso. Proprio da ciò, l’idea di ramificarsi è intesa anche come una volontà di arrivare a tutti.

Nasciamo come formazione, poi ci si è estesi alla parte dal vivo. Lavoriamo molto anche sulla formazione di giovani talenti del territorio, ospitando artisti anche specializzati nella formazione.
Va detto, vincendo il bando del MiC abbiamo dato l’opportunità di far conoscere alle sei città che ci ospitano l’arte della danza.


L’esigenza di creare un festival di arti coreutiche in Calabria era quindi sentita.

Assolutamente, l’esigenza è in primis mia personale. Da quando sono ritornato in Calabria, ormai 9 anni fa, collaboro con tante realtà e le radici sono salde sul territorio.
Vivendo fuori regione mi sono reso conto che sì, anche qui c’è la volontà di vedere, vivere la danza, collaborare, quindi era il momento per creare qualcosa che desse opportunità soprattutto ai giovani, per i quali spesso nelle nostre zone risulta impossibile accedere a eventi o formarsi. Ma il festival serve anche a dare luce a quest’arte che qui quasi non esiste.

Non essendo una stagione né avendo un programma continuo, in due mesi dobbiamo dare il massimo per offrire un calendario di appuntamenti che sia il più coinvolgente possibile.


A tal proposito, siamo ormai alle battute finali del festival. Com’è andata finora e soprattutto cosa ci si deve aspettare?

Sì, ahimè sono rimasti gli ultimi spettacoli, seppur di qualità e con compagnie di rilievo. Tra queste c’è Zappalà Danza, che ritorna una seconda volta il 21 dicembre a Polistena con lo spettacolo ‘Oratorio per Eva’: sarà uno spettacolo delicatissimo che coinvolge cittadini del luogo che non si occupano di danza né di arte in generale, scelti dal coreografo in un seminario all’interno dello spettacolo, un lavoro bellissimo e molto immersivo.


Avremo anche Spellbound Contemporary Ballet, altra compagnia che gira il mondo con attività legate alla danza contemporanea. Abbiamo voluto coinvolgere i luoghi della cultura e della storia calabresi, come il Castello Ducale di Corigliano Calabro, dove il 27 dicembre si esibirà il coreografo calabrese Salvatore De Simone, che ha già curato un lavoro per la mia compagnia. In quell’occasione ci sarà anche musica dal vivo con il maestro Andrea Baulio, che accompagnerà il balletto classico con le musiche di Chopin.

Bello anche che si svolga in posti spesso stigmatizzati in toto su ogni fronte…

Esatto, anche per questo sarà una serata particolare perché in uno spazio non convenzionale. Ci aspettiamo davvero tanta risposta dal pubblico anche perché ormai, insomma, il festival lo conoscono in molti, chi fa danza e non.

Quale credi sia lo spettacolo più emblematico?

Quest’anno abbiamo investito tanto e abbiamo voluto azzardare mettendo su Baroque Suite, spettacolo co-prodotto insieme all’Orchestra Sinfonica Brutia; il progetto credo più emblematico, dal gusto differente poiché raccoglie diverse arti, danza contemporanea abbinata alla pole dance, alle arti performative e ad altro, in una combo che ha lasciato il pubblico entusiasta.
Un successo enorme, con 70 persone sul palco, tre recite di cui una per le scuole e due al Politeama di Catanzaro e al Rendano di Cosenza. Siamo davvero orgogliosi, sia del sold-out sia perché ha davvero fidelizzato il pubblico.

In conclusione, qualche spoiler sulla prossima edizione?

Certo! Stiamo lavorando già a un nuovo progetto superambizioso che vuole coinvolgere il territorio a 360 gradi, con co-produzioni con teatro, musica e cinema audiovisivo. La danza abbraccerà sempre più il multidisciplinare e quindi sarà particolarmente abbinata ad altre arti, grazie anche al lavoro con autori internazionali. Nel 2024 avremo anche artisti da oltre Europa, bellissime realtà con cui siamo in contatto.

Ci sarà anche spazio dedicato al mainstream, con la danza più televisiva e commerciale, forse più vicina al pubblico. Questo è perché vogliamo essere un festival inclusivo su ogni fronte, ciò serve per arrivare a chi in realtà la danza la sente vicina in altri modi.


Per noi ormai la danza non è più settorializzata perché altrimenti rischia di essere qualcosa di nicchia. Anzi, il nostro compito, anche mio personale, è che quest’arte sia riconosciuta e riconoscibile, motivo per cui vogliamo che venga apprezzata un po’ da tutti.

 
La comprensione e la consapevolezza mi spingono inoltre a creare edizioni con sempre più accessibilità e inclusività, con un lavoro sulle persone con disabilità e sulla vivibilità nel mondo delle arti. Con ciò vorremmo che l’arte fosse anche un pretesto per intrattenere e sensibilizzare su concetti e valori importanti, un approccio che è racchiuso nel tema di quest’anno “Confini uniti”, legato al mondo e inteso come micro e macro tema, sempre attuale e delicato.

Ho volutamente scelto una strada più lunga facendo un festival con 18 appuntamenti perché in un territorio come la Calabria, dove è difficile arrivare alla gente, o l’urlo è grande o nessuno ti sente.