L’estate: uno dei periodi più belli e fruttuosi per la nostra amata Calabria. Sole, mare, divertimento, cibo a volontà sono alcune delle parole che associo alla nostra terra nel periodo estivo. Aimè però, c’è un altro vocabolo che possiamo inserire nella lista: incendi. Non voglio entrare nel merito di tutti quegli incendi che avvengono per questioni più grandi di noi, ma vorrei soffermarmi sulla parte in cui questi disastri naturali vengono generati dai cosiddetti piromani.
Piromania in Calabria: chi appicca gli incendi
Quest’estate, si sono verificati oltre 100 i roghi in Calabria, una situazione assurda tanto da chiedere uno stato di emergenza e nel frattempo, il partito della Lega, chiede di inasprire le pene per i piromani. Secondo i media locali e nazionali il 60% degli incendi avvenuti sono di natura dolosa definendoli quasi tutti come “atti di piromania”. Sul sito del Vatican News, in un articolo di Francesca Sabatinelli, vengono riportate le seguenti parole per spiegare la situazione dalla Chiesa Calabrese che si scaglia contro “gli sciagurati piromani, quegli assassini ambientali, che ricorrono ad una pratica estranea ad ogni etica umana e cristiana”. Ma effettivamente, la piromania è il gioco goliardico di incivili, una devianza o un vero e proprio disturbo?
Psicologia della piromania: perché i piromani appiccano gli incendi
Il piromane può essere definito come “colui che è spinto in maniera irresistibile ad appiccare il fuoco in maniera deliberata ed intenzionale, senza alcun apparente guadagno secondario, in più di un’occasione”. Secondo la versione più recente del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental disorders) definisce la piromania come appartenente alla categoria dei Disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta.
L’impulso del piromane di generare fuoco è strettamente collegato ad un aumento di tensione emotiva e di eccitamento, quasi paragonabile ad una connotazione di natura sessuale, che si conclude con intenso piacere nel momento di piromania vero e proprio. Infatti, qualche ipotesi psicosociale potrebbe far pensare che la piromania sia una forma di comunicazione per individui con scarse abilità sociali oppure con una sessualità poco gratificante, per i quali accendere dei fuochi acquista il ruolo di soluzione simbolica. Inoltre, a mio parere, va evidenziata la necessità del piromane di assistere alle conseguenze del suo gesto perché da questo ne viene un senso di sollievo, simile alla gratificazione sessuale.
Poco si sa a proposito di questo disordine e da cosa proviene. Alcuni studiosi affermano che ci sia una correlazione con dei traumi infantili ed aver subito abusi, ma anche aver assistito a maltrattamenti verso gli animali provandone una”soddisfacente crudeltà”.
Una volta diagnosticato tale disturbo mentale, andranno escluse tutte le situazioni che hanno a che vedere come conseguenza un guadagno economico, che rappresentano vendetta nei confronti di terzi o che sono collegati ad altri disturbi mentali che compromettono il giudizio (schizofrenia, ritardo mentale). Ciò che risulta interessante conoscere, inoltre, è che i “veri piromani” sono molto rari e difficilmente la persona conosce il motivo per cui manifesta tale interesse patologico per il fuoco e il suo effetto distruttivo.
Allora, com’è possibile curare tale disturbo? La terapia è molto complessa: in prima battuta difficilmente il piromane chiederà aiuto per il suo disturbo che egli stesso vive in maniera gratificante ed eccitante. Inoltre nessun farmaco risulta essere adeguato ed indicato per il trattamento della piromania. Nonostante ciò, spesso e volentieri, la terapia viene impostata tramite psichiatra psicoterapeuta e consiste nella combinazione di farmaci e sedute di psicoterapia.
A mio parere, risulterebbe importante, per incentivare a risolvere tale problema, istruire la cittadinanza, spesso ignara di tali retroscena della piromania al fine di migliorare la prevenzione.
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