Durante i mesi estivi, oltre le ferie al mare, le granite, il gelato e le lunghe passeggiate al tramonto, il Sud Italia è pieno zeppo del folklore e della tradizione delle tipiche feste patronali di Santi, Sante e di Madonne.
Può sembrare essere un’antica tradizione ormai in disuso e solo per i credenti, ma al contrario questa espressione culturale di fede e devozione nel Meridione è molto sentita, è un momento di collettività che coinvolge tutti, includendo turisti e visitatori di passaggio, un appuntamento al quale nessun meridionale, anche coloro che sono emigrati all’estero o fuorisede, può mancare. La tradizione apre le feste patronali in pieno maggio, dedicato al mese della Madonna e chiude nel mese di agosto con le varie feste dei Santi e delle Sante che, per tutto questo periodo estivo, sono ricordati e onorati con avvenimenti storici, riti e usanze religiose e pagane. Il mescolarsi inevitabile del pittoresco mondo delle antiche usanze con feste legate al raccolto e al fulgore magico dell’estate, permettono ai piccoli paesi del Meridione di essere invasi da centinaia di fedelissimi ma anche di curiosi e turisti per festeggiare la memoria della Madonna e dei Santi Patroni come solenne e immancabile presenza della comunità del territorio.
Sacre o profane, antiche e moderne in bilico tra la tradizione e la superstizione, sono oltre tre mila le rappresentazioni dei riti delle sacre processioni nel Sud Italia, nel corso delle quali il simulacro della Madonna, del Santo o della Santa viene accompagnato da grandi cortei, costumi storici, sacre rappresentazioni di grande suggestione e ancora da feste in piazza, fuochi d’artificio e tradizioni culinarie tipiche del Sud.
Voliri volari… a Varia avi a scasari ! La Varia di Palmi, patrimonio immateriale dell’Unesco
La Madonna di Palmi, Santa Rosalia, Sant’Agata, San Rocco, San Sebastiano, San Gennaro, Santa Lucia e San Severo, sono solo alcune delle feste patronali tradizionali, tipiche e colorate del Sud. “Ogni volta è un’ emozione unica”, confidano i fedeli dribblando su un dubbioso spirito religioso e sul nonsense di manifestazioni di feste popolari che ogni anno danno il via all’estate adoperandosi in spettacoli circensi e rocamboleschi, aggiungendo al sentimento religioso anche un significato culturale e un senso di memoria storica inestimabile che manteniene il sapore folcloristico delle radici della tradizione popolare tipica del Meridione.
In Calabria, la Varia di Palmi è diventata patrimonio orale e immateriale dell’Unesco nel 2013, ed è oggi una delle feste più antiche della Calabria. La prima processione della Santissima risale al 1575. La Madonna delle Sacra Lettera, nera come quella messinese, viene trasportata su una grande macchina portata a braccio che vanta, anche in questo caso, il primato di carro religioso tra i più grandi in tutto il territorio italiano.
La Varia è un carro di circa 16 metri, a forma di nuvola color bianco e argento e rappresenta l’universo e l’assunzione al cielo della Vergine Maria. Può sembrare oltremodo esagerato ma per trasportare il carro servono 250 “mbuttaturi” che tengono sulle spalle circa 200 quintali di struttura, con sopra 12 apostoli, il Padreterno, gli angeli e la Madonna. La Varia di Palmi è l’unico Carro Sacro che coinvolge esseri viventi nei ruoli di figuranti. All’apice della Varia si trova la figura più importante, l’ Animella, una bambina in carne ed ossa che rappresenta la Santissima, che deve resistere alla prova di coraggio. L’ Animella viene issata sul seggiolino in cima al Carro, che viene fatto oscillare per simulare il movimento reale del cammino della Varia. Sembra irragionevole far sedere una bambina di 10 anni a 16 metri di altezza eppure la gente accorre sui tetti delle case, si affaccia dai balconi nel tumulto generale per assistere al passaggio dell’Animella e quando – e non se – la prova viene superata, l’ovazione del grido della gente si alza e inonda le strade di Palmi. L’ultimo giorno, il giorno della “scasata” la Madonna della Sacra Lettera passa in processione tra le viuzze del paese accompagnata dai fuochi d’artificio.
Il Consigliere Unesco, Francisco Javier López Morales, che ogni anno si impegna nelle varie visite delle città del Sud, analizza quelli che sono i domains per valutare la definizione di patrimonio culturale immateriale, e tra queste vi sono le tradizioni orali, compreso il linguaggio, in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale; le arti dello spettacolo; le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi e l’artigianato tradizionale. Lo scorso anno, proprio in seguito alla festa della Varia di Palmi ha commentato che “questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.”
Ora e sempre, Viva Maria! La Madonna di Porto Salvo a Soverato e l'”Affrontata” di Vibo Valentia
La festa per la Madonna della Sacra Lettera ha molto in comune con altre due Santissime del Sud: la Santuzza Rosalia a Palermo e Sant’Agata a Catania.
Le suggestive usanze durante la festa per Sant’Agata si aprano con “l’offerta delle candele”. La tradizione popolare siciliana vuole che durante la processione si accendano i ceri, che vengono donati alti e pesanti quanto la persona stessa che chiede la protezione. I fedelissimi commissionano candele votive che superano i 120kg di peso. La cereria infatti è un luogo simbolo a Catania. L’inzio della festa poi è sancito da maestosi fuochi di artificio che rappresentano una sorta di sveglia per la Santa Patrona. Il fercolo della Santuzza viene portata a braccio per l’intera giornata, dall’alba al tramonto in giro per le vie delle città. Ci vogliono 500 persone durante il giorno dell’ acchianata per trainare la pesante macchina di 17 quintali che appesantita dello Scrigno sacro e carico di cera arriva a pesare fino a 30 quintali. In onore della Santuzza Rosalia invece, l’acchianata si fa verso il Monte Pellegrino, mica uno scherzo, il percorso è lungo 8 chilometri e i più devoti camminano a piedi scalzi in un sentiero battuto tutto interamente in pietra.
Fuori dagli schemi è la processione della Madonna di Porto Salvo in provincia di Soverato in Calabria, dove la Madonna a Mare viene accolta dai fedeli proprio con un tuffo a mare. La processione invece che per le stradine del borgo, avviene proprio in acqua, lungo la costa Jonica. Issata su una motovedetta dei pescatori, la Guardia Costiera guida il corteo delle barche per 5 chilometri costeggiando la battigia dove i fedeli formano una muraglia umana per salutare la Vergine. A conclusione della processione tuffo in acqua per tutti per stemperare il caldo torrido estivo.
Nel versante opposto, sulla Costa Viola sorge la Perla dello Stretto di Messina, Scilla. Il piccolo borgo in provincia di Reggio Calabria trova in pieno agosto la festa del Santo Rocco. Il “Trionfino”, la parte finale della festa vede nella piazza centrale la statua di San Rocco, che viene portata in spalla di corsa dai portatori sotto una pioggia di fuochi d’artificio a mezzanotte precisa, spettacolo che viene ammirato da chiunque passo in mezzo al mare, Messinesi compresi.
A Vibo Valentia invece una singolare quanto bizzarra tradizione vive tra le strade della città dove l’incontro della Madonna non è solo con i suoi cittadini ma anche con Gesù e San Giovanni. “L’Affrontata” nota anche come Cunfruntata è proprio l’incontro delle tre statue che arrivano da strade diverse e si incontrono al centro della piazza. In un crescente momento di fatica, si unisce la tensione per i numerosi incidenti capitati in passato, mista alla gioia per l’incontro avvenuto .
San Gennà viè quaggiù, nun ne pozzo proprio cchiù
“San Gennà, m’arraccumanne: sei e vintuno” sussurrava Troisi ne “La Smorfia” chiedendo al Santo un ambo al lotto. Tra mito e leggenda il patrono della città di Napoli è tra tutti il più discusso, contestato e divisivo tra scienza e religione. Il Santo ha l’obbligo morale di proteggere la città di Napoli attraverso la benevolenza, il prodigio della liquefazione del sangue, che come simbolo di protezione dalle sciagure e pestilenze avviene tre volte l’anno. Avvolto dalla magia il miracolo di San Gennaro, che è il più conosciuto nel mondo, avviene dallo scioglimento del sangue raggrumato all’interno di una piccola ampolla larga 10 cm posta dentro le reliquie del Santo nel Duomo di Napoli. Il miracolo del sangue viene visto dai fedeli e dai non credenti tra gli applausi e i pianti che si apprestano a baciare il sangue del Santo. Potrebbe essere fantascienza grida qualcuno eppure San Gennaro e Maradona nella città parnenopea valgono più di ogni altra cosa. Sebbene sia impossibile dare un giudizio scientifico che spieghi il prodigio della liquefazione di questo fenomeno, il culto di San Gennaro (tanto quanto quello di Maradona) ha oltrepassato l’oceano, dove New York, San Paolo e Buenos Aires sono le città in cui maggiormente avvengono i festiggiamenti del Santo, proprio come a Napoli.
Il sangue di San Gennaro non è l’unico miracolo che si decanta in maniera cosi bizzarra. I Baresi infatti omaggiano la Manna di San Nicola. Il Sacro Liquido, ovvero l’acqua che si forma nella tomba del Santo, viene prelevata dalla teca dove sono contenute le ossa e mischiata con dell’acqua benedetta. Il mix di acqua e manna viene inserito poi in piccole boccette di vetro e distribuite ai fedeli nel giorno di San Nicola, i quali affermano di ricevere consolazione e sentirsi in questo modo più vicini al Santo.
Giostre, Bancarelle e fuochi d’artificio rendono la festa “più festa” !
Il sapore del folclore scava nelle radici della tradizione popolare tipica del Meridione. Le feste, che si accomunano tra le varie regioni del Sud Italia, vedono usi e costumi comuni, riti con intonate infinite cantilene rimbombanti dai megafoni per le strade, litanie delle vecchiette che con i foulard sul capo e i piedi scalzi accordano le preghiere dei rosari che tengono attorcigliati tra le nocche delle mani rugose.
Tutti questi aspetti legati alla tradizione religiosa non sono più importanti degli aspetti ludici e profani che accompagnano le feste popolari.
Sicuramente il momento centrale delle feste resta la processione del Santo o della Santa, ma le luminarie, che in alcuni casi sono delle vere e proprie forme d’arte sono il perfetto background di fondo.
Allo stesso modo sono le bancarelle, dove la gente si raccoglie per mangiare caramelle, zucchero filato, frutta secca caramellata, ma anche i cibi tipici della tradizione del territorio, perchè si sa che al Sud anche il cibo è sacro. Dalla musica alle giostre, dagli incalzanti tamburi che si mischiano alle tarantelle alle danze popolari, gli scoppiettii dei fuochi d’artificio e le luci panoramiche. Sono queste le cose che tengono svegli tutti, dai bambini agli anziani fino a tarda notte, e quando la festa finisce si va a dormire aspettando impazienti l’arrivo di una nuova estate.