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Per i Musei in Calabria c’è da lavorare ancora molto. Una memoria che non si salva da sola.

Nel 1977, l’International Council of Museums istituisce la “Giornata Internazionale dei Musei”, e, da allora, ogni 18 maggio, istituzioni museali di tutto il mondo organizzano manifestazioni ed eventi basati su uno specifico tema. Quello del 2023 è “Musei, sostenibilità e benessere”. In Italia, da Nord a Sud, sono decine gli eventi dedicati, ma non nella nostra regione. In Calabria soltanto il Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli” di Rossano (CS) e il Museo Diocesano di Reggio Calabria prendono ufficialmente parte all’iniziativa. D’altronde, quale tipo di attenzione hanno i musei nella nostra regione?

L’importanza dei musei in Calabria

Secondo il sociologo francese Gèrard Namer, i contenuti di una biblioteca o di un museo corrispondono a un insieme di tracce a disposizione di ognuno di noi, forme oggettivate che formano una “memoria sociale”. Le istituzioni hanno quindi il compito di rivestire un ruolo fondamentale nel mantenimento o nell’abbandono delle diverse manifestazioni concrete di questo tipo memoria sociale. Perciò, ci si può domandare quanto le istituzioni nazionali e soprattutto regionali abbiano fatto per tutelare e l’enorme patrimonio che la Calabria può vantare.

Il caso Calabria: tra mancanza di personale e poca attrattiva.

Troppo spesso, invero, a far notizia all’interno della nostra regione sono fatti che con il variegato mondo della cultura hanno a che fare solo per ragioni spiacevoli. È del febbraio scorso, ad esempio, un bando del comune di Soriano attraverso il quale il Comune del piccolo paese in provincia di Vibo Valentia proponeva ai possessori di laurea magistrale la direzione polo museale, con uno stipendio previsto di 500 euro lordi. Ancor più recente la lettera che tre dirigenti della Cisl FP hanno indirizzato a Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, e Roberto Occhiuto, Presidente di Regione, all’interno della quale si sottolinea la necessità di avviare e velocizzare le istruttorie per contrattualizzare le figure idonee identificate il 24 aprile dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Il rischio – dicono – è quello di vedere nei prossimi mesi siti museali e archeologici chiusi o aperti solo a singhiozzo, senza riuscire a sfruttare a pieno i flussi turistici estivi.

Proprio la scarsa attenzione al tema e la sempre maggiore carenza di personale sono fra le più impattanti cause dei risultati tutt’altro che positivi che le strutture calabresi fanno registrare ogni anno. Se fino al 2019, infatti, la Calabria aveva assistito a una tendenza timidamente in crescita del numero di visitatori, con la cifra di 427.102 totali, nel 2021 nessun museo calabrese rientrava nella top 30 dei siti del Ministero della Cultura (MIC), raggiungendo un totale di 210.167 visitatori in tutta la regione: 120.000 nella provincia di Reggio Calabria, circa 60.000 a Crotone, poco più di 11.000 nel cosentino e poco meno di 10.000 nel catanzarese, chiudendo con i circa 7.000 visitatori della provincia di Vibo Valentia. Numeri davvero troppo bassi per le potenzialità di questo territorio, che vede raggiungere buoni risultati soltanto a poche e sparute strutture, su tutte il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, che ospita i celebri Bronzi di Riace.

Ma grazie all’aumento generalizzato del turismo nazionale, i dati del 2022 e le previsioni per il 2023 appaiono ancora una volta in crescita mostrando quindi che l’attrattiva c’è, ma il più delle volte la gestione di questi enti lascia un po’ a desiderare con orari di apertura restrittivi, poca di comunicazione degli eventi e nuove mostre all’interno dei musei, problemi di accessibilità ai luoghi o problemi legati alla mancanza di supervisione e controllo dei beni culturali. Proprio il direttore del museo reggino, Carmelo Malacrino, nel 2022 lamentava una carenza di personale tale da rendere impossibile, persino la normale programmazione e gestione delle attività.

Alternative

Esempi virtuosi lungo tutto lo stivale mostrano come siano gli ampliamenti degli orari di apertura, le visite notturne e gli eventi ad hoc i mezzi adatti a favorire la crescita dei luoghi di cultura. Inoltre, negli ultimi anni, molti musei hanno cominciato ad investire nella comunicazione sfruttando canali diversi, come i social network, e attraendo visitatori con collaborazioni con celebrità e influencer.

Ma forse il problema in Calabria non è l’attrattiva, ma è come inserire i musei nella cosiddetta “esperienza del tempo libero”. Quanti di noi possono dire che la domenica, o durante il tempo libero, visitano un museo? Non possiamo minimizzare il ruolo dei musei all’esperienza turistica. Bisogna trovare un modo per mantenere l’attenzione verso chi è nato e vive nei luoghi della nostra memoria ampliando servizi e offerta. E su questo c’è molto su cui lavorare.