Sul web è Imperatore del Sacro Calabro Impero, ma all’anagrafe dei social lo si conosce come Rey Sciutto, divulgatore e art sharer classe 1997 originario di Pizzo Calabro.
I suoi video su personaggi della storia e della storia dell’arte gli hanno fatto totalizzare migliaia di views e una nutrita schiera di follower (o meglio sudditi?).
Ma il successo ha una traduzione anche nella vita reale: un TedX a Bari, un suo spettacolo a teatro, collaborazioni con diversi musei, la vittoria nella prima edizione di The Floor Italia e il suo primo libro, Michelangelo non è una tartaruga, uscito il 5 marzo per Mondadori Electa.
Per chi ancora non ti conosce: chi è Rey Sciutto?
Rey/Remo è semplicemente un ragazzo che per quasi tutta la sua vita ha studiato storia e storia dell’arte, pensa che siano le materie più fighe dell’universo e quindi vuole farle conoscere al maggiore numero di persone possibile per far sì che le vedano con i suoi stessi occhi.
Una volta convinti (perché sì, li convincerò) ci sarà l’investitura da ambasciatori e sodali del Sacro Calabro Impero ma per ora sono questo.
Il 2021 è stato l’anno fortunato in cui è successo tutto, ma anche il 2024 è iniziato con il botto: hai persino pubblicato il tuo primo libro! Alla faccia dell’anno bisestile…
Ho approfittato del giorno in più per fare più cose! Il TedX è stata una esperienza fortissima perché ho potuto intrecciare temi a me cari, come la lotta per i diritti civili.
L’anno è cominciato con il botto senza dubbio, ma diciamo che ogni tanto uno spritz mi piacerebbe prendermelo, ecco.
Dietro tanti successi per forza di cose c’è tanto lavoro. Ora vorrei dedicarmi un po’ di più a ciò che faccio ma sono leggermente bloccato per varie ragioni, tra cui la ristrutturazione di quello che sarà il mio studio. Appena completo tutto ritorno come un treno.
Anche con le date dello spettacolo siamo fermi. Tutto quello che c’è dietro è autofinanziato, dagli attori alla produzione vera e propria. Io non ho guadagnato nulla, quindi ora sono in cerca di un produttore per far girare lo spettacolo in Italia. Ho in programma anche la ripresa del canale YouTube e dei contenuti in inglese, insomma un bel po’ di robe. Devo stabilizzarmi il prima possibile.
Ad oggi puoi dire di aver raggiunto obiettivi che all’inizio forse neanche immaginavi?
All’inizio avevo la vaga idea di farne forse un lavoro, ma certo non mi aspettavo un successo del genere, perché non parlo di evergreen ma di una delle materie più snobbate dell’universo. Vedendo che arrivavano follower e soprattutto proposte di collaborazione da parte dei musei come gli Uffizi senza contattarli, capii che qualcosa stava cambiando e che forse ci potevo campare.
L’idea a monte è nata quando cercavo video di vario tipo a tema arte non ne trovavo o ne trovavo alcuni fatti all’acqua di rose che non mi convincevano del tutto, come volevo venissero fatti e cioè in un modo che ho ritrovato in persone che non sono sui social e che non ci saranno mai, tipo alcuni miei ex professori. Così ho pensato “Se ce la fanno loro davanti a un pubblico universitario, perché non ampliarlo?” e ho deciso di mettermi in gioco facendo video con cambiamenti dal punto di vista comunicativo per fiere, musei e mostre creando qualcosa di più originale possibile.
Una volta poi è capitato anche che ci fosse gente che voleva citarmi nella tesi di laurea e lì che ho capito che stavo procedendo bene, quindi no, non me lo aspettavo proprio. La fortuna sta girando dalla mia parte e non ho certo intenzione di voltarle le spalle.
Il tuo primo libro vede le illustrazioni di Giuseppe Talarico, meglio noto come The Calabreser, che è anche autore del logo della tua community. Come è nata la collaborazione?
È nata di mia sponte con un messaggio in direct giusto dopo il concorso per trovare il logo al Sacro Calabro Impero. Pensa che non ci siamo ancora mai stretti la mano né visti in faccia se non online, so solo che è molto bravo. Stiamo cercando di organizzare un tour del libro e l’ultima data sarà a Pizzo, forse ci vedremo lì. Potenza e tristezza dei social.
La calabresità delle tue origini è molto marcata nel tuo lavoro. Ti rivedi in Calabria un giorno?
Al momento no, anche se scendo quando voglio e mi ci potrei ritrasferire in teoria anche domani. Amo troppo Bologna, città in cui vivo, e per lavoro mi viene più comodo stare qui perché le proposte arrivano da Centro e Nord Italia. Il rapporto con la mia terra è positivo e gli affetti più cari sono lì, purtroppo il divario Nord/Sud costringe me e altri a trovare lavoro altrove perché giù non si investe molto, tantomeno sulla cultura.
In futuro ho intenzione di provare a rimediare a questo dando il mio contributo e portando in Calabria qualcosa di bello che ho visto altrove. Per ora non posso dire altro.
Nel libro racconti di personaggi della storia dell’arte ma anche di te attraverso tre opere d’arte, oltre ad ammettere di aver visto i Bronzi di Riace solo a 20 anni e rendere omaggio alla memoria del professor Nuccio Ordine. Credi che i tuoi successi spingano qualcuno a dire ‘Ok, posso farcela anch’io’ o che sia solo una tua conquista?
Volente o nolente, alla fine mi sono esposto tantissimo e quando lo fai hai tre vie: o vieni ignorato o odiato o amato. Nella terza c’è tanto il rischio che la gente ti prenda come modello. A conferma di ciò, qualcuno ogni tanto mi scrive dicendomi di aver fatto alcune scelte perché le ho fatte io, tipo il DAMS. Quindi sì, qualcuno mi leggerà in questa maniera.
Un libro poi, specialmente il mio grazie a Talarico, è comunque un opera d’arte e in quanto tale la si legge a seconda del mood. Perciò, se qualcuno vi trovasse un qualche stimolo per un suo progetto futuro, io ne sarei più che contento anche perché io ho fatto processo inverso: non ho trovato il punto di riferimento e quindi ho provato a esserlo io.
Contro ogni aspettativa ci sono riuscito (credo, almeno) ma questo libro deve avere molteplici target e non un solo obiettivo. Che ognuno ci trovi il suo.