Al Magna Graecia Film Festival 2021, per la sezione “Sguardi di Calabria”, è stata presente la regista Angelica Artemisia Pedatella con il suo nuovo videoclip realizzato con la Compagnia Teatrale BA 17. Il video dal titolo “Le ragioni del cuore” racconta la storia di Concetta Pontorieri in una trasposizione cinematografica che vede la fusione di teatro, musica e racconto biografico. Noi di NON l’abbiamo incontrata:

Oggi c’è stata la presentazione del videoclip “Le ragioni del cuore”, un corto sulla vita di Concetta Pontorieri, prima donna calabrese ad essersi laureata andando anche contro il parere della propria famiglia. Chi era Concetta Pontorieri e cosa significava essere una donna calabrese agli inizi del Novecento?
Concetta Pontorieri è stata una ragazza coraggiosissima che è andata contro gli stereotipi della sua epoca. Già da bambina decise di voler studiare e non si fece mai distogliere da questo suo desiderio, nonostante la sua famiglia fu sempre fortemente contraria. Lei stessa raccontò che quando il fratello l’accompagnò la prima volta all’università le disse “avrei preferito accompagnarti al tuo funerale”. A questo si aggiunge anche il fatto che decise di sposare un artista. Anche lì andò contro gli stereotipi sposando un violinista, un mestiere che non veniva – e ancora oggi – considerato un lavoro, dando un messaggio di una modernità pazzesca. Si sa piuttosto bene che a quell’epoca ciò che doveva fare una donna era quello di trovare un buon partito, sposarsi e fare una “vita da donna”. Lei invece ha voluto affermare la sua vita come persona.

Sono finite da poco le riprese del nuovo progetto commissionato dalla Calabria Film Commision dal titolo “Donne di Calabria” e che vede la trasformazione in fiction di sei storie di donne calabresi. Cosa ti aspetti da questo progetto?
Donne di Calabria è stato un’avventura magnifica anche perché io rappresento proprio quei “calabresi di ritorno” che tornando in Calabria si sentono accolti in un modo straordinario. Io da ragazzina sono andata via per cercare di affermarmi fuori dalla nostra regione e sono tornata da poco trovando una terra che mi ha dato tante opportunità, nonostante le dicerie dei miei colleghi per cui nel mio settore in Calabria non ci poteva essere nulla da fare e che in qualche modo equivaleva a morire.
Donne di Calabria è stato come trovare una tazzina di caffè caldo appena rientri nella tua terra. È stata un’opportunità pazzesca perché ho potuto collaborare con personaggi di grande spessore che sono più di tutto colleghi che vivono nella nostra regione. Ma al di là di questo, ciò che mi aspetto da questo progetto è proprio quello di rimettere l’accento ad una tematica importante che è quella delle donne. Perché le donne in Calabria hanno avuto un grandissimo ruolo che pian piano stiamo riscoprendo.

Le prime sei donne che abbiamo raccontato sono tutte donne icone. Quella che ho avuto l’occasione di trattare io è Caterina Tufarelli Palumbo, la prima sindaca di Italia e che mi ha lasciato davvero a bocca aperta. Ho avuto anche la possibilità di conoscere la famiglia di Caterina potendo toccare con mano ciò che ha da offrire la nostra terra. Ci consente di vivere proprio in una magia come una macchina del tempo: possiamo trovare dei piccoli tesori anche in case con salottini d’epoca e assaporare la nostalgia di un tempo che in contesti troppo modernizzati è impossibile trovare.
Qual è stato il documento o reperto che ti ha fatto di più emozionare?

Un’agendina piccola in pelle intagliata a mano in cui Caterina, che poteva avere 18 anni, scrisse alcune frasi che mi hanno davvero illuminato sulla vita di questo personaggio. A soli 24 divenne sindaca e presidentessa di un’associazione politica al femminile nei primi anni ’40, ed essendo poi diventata un punto di riferimento, ad un certo punto molla tutto e si dedica alla vita privata e alla solidarietà. Uno si chiede perché lo abbia fatto. Ed ecco, il perché sta tutto in una frase che ho trovato in quest’agendina: amor est vis unitiva (l’amore è la forza che unisce). Lei aveva capito che questa era la vera politica. La sua politica non era quello di stare su una poltrona con la fascia di sindaco, ma stare tra la gente trasmettendo amore.
Nella tua carriera ti sei sempre dedicata al racconto di storie femministe attraverso saggi e fiction (come il saggio “Le donne più malvagie della storia d’Italia” e il corto “Onora la madre” candidato al David di Donatello nel 2017). in una società in cui la figura della donna è più emancipata, come possono essere attualizzate queste storie e perché c’è bisogno di rievocarle…
L’arte e la cultura hanno il dovere di generare nuovi immagini per raccontare, stimolare. Io non sono convinta di dover portare alla luce storie di donne per via di una corrente femminista o neo-femminista. Io credo nel dover portare la luce della storia delle persone.
Se dovessi fare un corto sulla donna di oggi, cosa racconteresti?
Parlerei delle ragazze imprenditrici che oggi contribuiscono a voler cambiare il tessuto sociale portando un messaggio di ispirazione soprattutto per le più giovani. Oltre a questo, vorrei anche tanto raccontare delle donne che si occupano di istruzione e formazione nelle scuole. Sono donne che nel loro piccolo e nel loro silenzio fanno cose straordinarie che spesso non emergono. La più grande di tutte è il loro contributo a formare i sogni, i desideri, le aspirazioni e la mentalità delle persone, maschi e femmine. Questo probabilmente sarà una nuova cosa che mi accingerò a fare…
Link del trailer qui
(La presentazione del videoclip fa parte della sezione “Sguardi di Calabria” del Magna Graecia Film Festival. Clicca qui per leggere altri articoli sullo stesso tema).