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“La stagione delle spie” di Antonio Talia: il nuovo libro-reportage del giornalista calabrese

Il giornalista reggino Antonio Talia ritorna nelle librerie con La stagione delle spie. Indagine sugli agenti russi in Italia, pubblicato da Minimum fax. Co-autore di programmi di affari esteri su Radio24, Talia è stato corrispondente da Pechino occupandosi soprattutto di di riciclaggio tra Italia e Cina, di jihadismo in Indonesia e di operazioni finanziarie illecite a Hong Kong.

Dopo la ‘ndrangheta in Statale 106, tradotto in diversi Paesi, e il riciclaggio di denaro in Milano sotto Milano, stavolta è la lunga attività di spionaggio russo la materia del nuovo reportage di Talia, abilmente costruito con fonti dirette, documenti riservati e incontri con i protagonisti.

Intervista ad Antonio Talia

Quando e da cosa nasce l’idea?

Come ogni giornalista cerco di aggiornare di continuo un archivio personale con notizie che mi interessano, così, ad esempio, nel 2016 avevo raccolto la storia di questo alto funzionario dei servizi segreti portoghesi arrestato a Roma in un’operazione internazionale mentre stava vendendo segreti militari della Nato a un agente russo.

Nel 2019 avevo catalogato la storia di un agente russo arrestato a Napoli. Poi c’è stata la pandemia e tutti abbiamo avuto altre priorità ma nel 2021, con lo scoppio del caso Walter Biot – il capitano di fregata della Marina Militare Italiana arrestato per spionaggio – ho capito che c’era un filo preciso e che queste storie meritavano di essere raccontate.

Le spie oggi, come sempre, sono gli agenti inquadrati nei servizi di sicurezza dei vari paesi: il punto è che pensavamo che ormai tutte queste attività si svolgessero solamente sul web, invece le tecniche tradizionali fatte di appuntamenti segreti e scambi furtivi esistono ancora, e si praticano anche molto. Forse il termine più adatto è “agente doppio”, ossia quelli che sono già inquadrati negli apparati di sicurezza di un paese e decidono di passare agli avversari: i moventi possono essere moltissimi, ma spesso rientrano in categorie come il denaro, l’ideologia, il ricatto e l’ego, l’acronimo che gli anglosassoni chiamano “MICE” (Money- Ideology- Coercion- Ego).

Da anni ti occupi di criminalità transnazionale e affari esteri, facendo quindi ricerche e interviste in vari Paesi. Hai mai pensato di essere in pericolo nell’esporti così tanto parlando di situazioni e personaggi al limite come le spie?

Penso che in molti casi si debba calcolare il rischio che si corre e decidere se ne vale la pena: ritengo che i temi di cui mi occupo siano interessanti, per me e per il pubblico, e che i rischi non vadano né minimizzati ma neanche esagerati. I social media sono già pieni di vittimismo, e hanno contagiato anche il giornalismo.

Il reportage si apre con un caso del 2016 avvenuto in Italia, e spieghi che non è un caso, perché la politica italiana degli ultimi anni è strettamente collegata alla presenza massiccia di spie russe nel nostro Paese. Quanto pensi inf luisca in generale la politica di un Paese sulla loro presenza? Ci sono Paesi più esposti di altri?

Le attività di intelligence, specie in un Paese democratico, sono sempre il riflesso della politica, e un momento di tensione nell’intelligence riflette sempre una tensione nella politica. Non credo che gli agenti russi abbiano influenzato direttamente la situazione politica italiana, ma di sicuro sisono trovati a proprio agio in Italia perché la politica degli ultimi anni, specialmente durante i governi di Giuseppe Conte, ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della Russia, cioè un paese autoritario con una politica estera aggressiva. L’Italia, anche ai tempi dell’Unione Sovietica, aveva un atteggiamento dialogante con la Russia, e questo atteggiamento è rimasto tale anche dopo la caduta del Muro.

Nel libro racconti di casi di spionaggio nati in diversi contesti e mossi da moventi vari, ideologici e non solo, in Italia così come all’estero. Quali scenari si profilano nei prossimi anni?

Temo che nei prossimi anni le attività di spionaggio e di ingerenza russa si intensificheranno: a breve, per esempio, ci saranno le elezioni europee e la Russia ha tutto l’interesse a influenzarle con ogni mezzo. Inclusi presunti “comici” che riescono a superare i filtri di sicurezza intorno ai leader politici.

L’Italia è il Paese con una delle organizzazioni criminali più potenti e segrete al mondo, la ‘ndrangheta. C’è o ci potrebbe essere una qualche interferenza delle mafie in casi di spionaggio?

Un’interferenza magari no, ma delle collusioni capitano spesso: in Russia, per esempio, ma anche in altri regimi autoritari, gli apparati di sicurezza gestiscono spesso dei racket e quindi finiscono a intrattenere rapporti con la criminalità organizzata ,oppure le due realtà si sovrappongono fino a confondersi. Artem Uss, il rampollo di un governatore siberiano che trafficava in tecnologie militari arrestato in Italia nell’ottobre del 2022, è evaso nel marzo del 2023 con l’aiuto di un gruppo di mafiosi serbi.

La copertina richiama un po’ la Russia sovietica. Scelta puramente stilistica o lasci intendere altro?

Mi piaceva un richiamo alla Russia sovietica, alle copertine dei libri di spionaggio alla Le Carré. Ma penso anche che ci sia una continuità, perché anche la Russia di Vladimir Putin è una potenza autoritaria e persegue una politica espansionistica.

A proposito, quanto pensi sia presente la Russia nelle più recenti dinamiche geopolitiche?

È almeno dal 2008 che la Russia cerca di espandersi, prima con l’invasione della Georgia di quell’anno – che abbiamo un po’ dimenticato – e poi con altre operazioni. Oggi vediamo che è sempre più coinvolta in Africa e che cerca di creare un asse con l’Iran, la Corea del Nord e con la Cina, che però forse su certe questioni è un po’ più riluttante.

Quanto è determinante informarsi sui casi di cui parli a fronte di scelte politiche?

Penso che sia fondamentale: capire quali forze politiche si sono mostrate più “morbide” nei confronti della Russia di Vladimir Putin serve a votare in maniera più consapevole.