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La Calabria di chi non studia e di chi non lavora: i Neet

La gioventù contemporanea si ritrova costretta ad affrontare una serie di pressioni sociali ed economiche estranee alle generazioni precedenti. La percezione continua dei giovani di dover essere continuamente produttivi ed efficienti per entrare nel mondo del lavoro, può aumentare una sensazione di ansietà tale da condurre ad un immobilismo sociale, inteso come «tendenza a conservare lo stato di cose esistente opponendosi fortemente a qualsiasi cambiamento». Il termine “NEET” (Not in education, employment or training) è l’esempio di come l’oppressione sociale e le difficoltà occupazionali possano condurre i giovani a vivere condizioni di disagio.

Lo psicologo e filosofo Umberto Galimberti, durante un’intervista, dichiara: «L’uso che molti giovani fanno dell’alcool, e poi della droga, non credo sia tanto per il piacere che possono dare… questa è una forma di anestesia! Si anestesizzano dallo sguardo angosciante che riguarda il futuro. E vivono in presa diretta 24 ore su 24, vivono l’assoluto presente, in quanto sporgere lo sguardo al di là del presente, produce angoscia. Non dite ai vostri figli e nipoti “Ai tempi nostri erano fortunatissimi, il futuro era li ad aspettarci”, per loro non è così!».

I Neet in Calabria

Parliamo quindi di un problema generazionale dell’intero Paese e di una categoria che definisce i ragazzi tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano. L’Italia è il paese europeo con più Neet (28,9 per cento) e la Calabria insieme alla Sicilia è la regione che detiene il primato per l’alta incidenza di questa categoria. Le quote della Calabria sono tra le più disarmanti (39,9%) e l’incidenza più alta si registra nella provincia di Crotone, dove più della metà delle e dei giovani residenti dai 15 ai 34 anni (il 51,4%) è nella condizione di Neet, seguita da quella di Reggio Calabria (47%). A Crotone si registra un dato ancora più allarmante: il 33 per cento dei neet non ha nemmeno la licenza media, indice non solo di una mancanza strutturale di lavoro, ma anche di un’alta dispersione scolastica. Ma ciò non basta, a metterci il carico da novanta è la realtà odierna.

Un problema generazionale

Il sentimento di incertezza che caratterizza la società contemporanea non ha fatto altro che rendere il futuro imprevedibile. Il mondo del lavoro attuale è sempre più competitivo e richiede certificazioni e competenze. In questo senso l’esperienza NEET può diventare una situazione stazionaria cronica che può aumentare gradualmente le difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro o la possibilità di esclusione sociale. Sono presenti infatti condizioni in cui i giovani NEET si ritrovano ad affrontare una serie di stati psicologici negativi, incluse l’insoddisfazione della vita e la perdita di controllo su di essa, con l’implicazione sul piano identitario.

Le iniziative per contrastare il fenomeno Neet in Calabria

C’è bisogno di più piani integrativi per questa fetta di popolazione succube della realtà odierna. Nel mese di maggio, un’iniziativa del Dipartimento delle Politiche Giovanili, ha dato il via ad un Neet working tour mettendo a disposizione un truck per far conoscere ai neet i progetti di inserimento lavorativo. Ha fatto tappa a Cosenza per due giorni consecutivi, giorni in cui sono stati previsti eventi come un mix tra momenti aggregativi, come concerti e rappresentazioni musicali, alternati a momenti istituzionali e informativi per presentare ai giovani neet le opportunità offerte dal mercato del lavoro. I giovani hanno potuto raccogliere informazioni sulle iniziative coordinate da Anpal: il programma Garanzia Giovani e i suoi progetti regionali e nazionali, come i  progetti per l’autoimprenditorialità Yes I Start Up e SELFIEmployment, e il progetto per la formazione digitale Crescere in digitale,  e ancora EURES ed iniziative per la mobilità in Europa, e altre opportunità di formazione sul territorio.  Tra le iniziative promosse dal dipartimento politiche giovanili e Ang, anche il portale Giovani2030, le iniziative dell’Anno europeo, la Carta giovani, il Piano Neet e il Servizio civile universale con informazioni delle attività in Italia e all’estero e con testimonianze dei volontari su progetti sul territorio ed Erasmus +.

La storia di Cristina Covelli tratta da un reportage dell’Internazionale

Ma questo basterà? In un reportage sull’Internazionale una ragazza di 21 anni, Cristina Covelli, racconta la sua storia. “Ho mandato curriculum ovunque”, racconta la ragazza. “L’unica a rispondermi è stata un’azienda di Milano che mi offriva un lavoro da ottocento euro al mese, ma quei soldi mi sarebbero bastati soltanto per pagare l’affitto, visto che non sarei potuta stare da amici o parenti”. È disposta a fare qualsiasi lavoro, ma per ora passa le sue giornate in casa, aiuta la madre con le faccende domestiche e le sorelle più piccole con i compiti. Ha provato ad iscriversi all’università di Catanzaro, ma la tassa di iscrizione ai test era pari a 250 euro. Uno spreco per una famiglia che vive solo con il reddito di cittadinanza del padre che, dopo essere stato licenziato per via del fallimento della ditta per cui lavorava, ha avuto un infarto e per questo ha qualche difficoltà a trovare un lavoro. Da come si legge sull’articolo: “Per Cristina, avere un lavoro non è un diritto, ma un desiderio o addirittura un sogno. Avere una busta paga fissa non sarebbe la conquista dell’autonomia rispetto alla famiglia di origine, bensì “un modo per aiutare la famiglia ad arrivare a fine mese”. La sua canzone preferita diventa il claim di molti neet che si ritrovano a pieno nelle quattro righe scritte dal cantante Ultimo nel suo pezzo “Sabbia”:

“E voglio che tu non veda mai i miei occhi di adesso / Mentre sto scrivendo ho la rabbia che coincide con quanto perdo / Ma ti giuro che da sempre io punto all’eccellente / Se devo avere poco scelgo di avere niente”