Per la sezione “Sguardi di Calabria” del Magna Graecia Film Festival 2021, è stato presentato “Il paese interiore”, mediometraggio ideato e diretto dal regista Luca Calvetta con la direzione della fotografia, riprese e montaggio di Massimiliano Curcio.
Il mediometraggio “Il paese interiore” con le parole di Vito Teti
Protagonisti non sono solo i fotogrammi, che raffigurano una Calabria tra immaginazione e realtà, ma anche le parole dell’antropologo Vito Teti, magistralmente interpretate dall’attore Ascanio Celestini. Come sottolinea Luca Calvetta in un suo post di Facebook – Ascanio è un uomo libero che annulla ogni distanza tra parola e azione – infatti è questa la sensazione che si prova nel vedere e ascoltare “Il paese interiore”.
Ogni distanza viene definitivamente annullata, tutto sembra così vivo, che i luoghi e i volti, che ci vengono presentati, appaiono nitidi e vicini. Un monologo unico creato dal regista, prendendo spunto da alcuni libri del professore Vito Teti, frammenti e frasi che sembrano quasi delle sentenze, da annotare sul proprio diario e da imparare a memoria. Niente è lasciato al caso, tutto è collegato alle inquadrature di Massimiliano Curcio, che con professionalità ci rende non solo spettatori, ma protagonisti reali di una Calabria quasi dimenticata.
Dopo tanto peregrinare, il regista Luca Calvetta, ha deciso di tornare e raccontare la Calabria proprio per ricordarci che i veri protagonisti sono: Rocco Condurso, che porta avanti la tradizione dei Ceramisti di Seminara, i carbonari di Serra San Burno, Brunella e Livia, Francesca Ritrovato. Persone anonime, ordinarie, sconosciute che diventano nel film persone straordinarie, quasi personaggi di uno spettacolo corale dove nessuno è il vero protagonista.
Attraverso il mediometraggio viene raccontata ed espressa una delle caratteristiche del calabrese: la continua inquietudine del restare o del fuggire. Chi più di Vito Teti può esprimerla, lui che ha sempre sottolineato nei suoi libri che il problema non è restare o andare via, ma capire come si resta. Bisogna rimanere in Calabria per cercare di migliorarla, senza essere passivi, o spettatori indifferenti. Un lavoro con un taglio decisamente teatrale dove il non sincrono tra il parlato e le inquadrature di alcune scene finali, come il coro delle voci lontane dei ricordi dell’infanzia, spezzate dal buio e dai primi piani di Vito Teti, rendono “Il paese interiore” un film che sa di reale, dove tutto è trasparente e vivo.
(Articolo a cura di Azzurra Conforto)