Dal 6 al 16 luglio 2023, gli Schermi di Mauro Lamanna portano il cinema a spasso per la città. I quartieri della periferia di Catanzaro si trasformano in sale a cielo aperto; in un’arena urbana dove incontri, discorsi e visioni condivise riformulano il significato dell’abitare un luogo e di farlo insieme.
Ideato dall’Associazione culturale Divina Mania, con il sostegno di Calabria Film Commission e il patrocinio del Comune di Catanzaro, il progetto Schermi – Il cinema multipiazza prevede una serie di appuntamenti pomeridiani e serali, e promuove aggregazione e socialità quali elementi fondativi imprescindibili della vita civile.
Tra gli ospiti, diversi attori, registi e artisti di fama nazionale: da Cristiano Caccamo al cantautore nostrano Eman, da Francesco Colella ad Alessio Praticò e Mario Vitale.
Il Direttore Artistico Mauro Lamanna – classe 1990 e protagonista di un’intensa attività teatrale e cinematografica – ha presentato l’iniziativa nel cuore dell’area cittadina Aranceto, in via Teano 27, a conferma dell’importanza attribuita alla strada, come spazio di scambio e possibilità.
Qual è l’idea fondamentale del progetto Schermi e, secondo te, quale può essere il valore sociale di una simile iniziativa in un territorio in cui si fa fatica a riconoscere all’esperienza cinematografica il merito di stimolare riflessioni e aprire lo sguardo sul mondo?
L’urbanizzazione incivile degli ultimi decenni ha reso le città, un tempo luogo di comunità, socialità e condivisione, degli agglomerati di quartieri depressi, che perdono sempre più la loro identità. Le periferie diventano sempre più periferie dell’anima, e la sana aggregazione retrocede lasciando sempre più spazio alla criminalità, alla solitudine e all’isolamento. A causa anche di questi presupposti, i dati ci dicono che siano proprio questi luoghi, nella nostra regione, il fanalino di coda della spesa media per cittadino per attività culturali in Italia.
Perciò abbiamo deciso, non senza un po’ di azzardo, di combattere questa tendenza e regalare agli abitanti delle nostre periferie dei momenti, non solo di sana aggregazione, ma anche di grande impatto culturale. Per queste ragioni è nata Schermi – Cinema multipiazza, per contrastare in modo donchisciottésco questa tendenza e avvicinare il cinema d’autore ad un pubblico spesso lontano dall’esperienza della visione condivisa di certe pellicole che possono essere, io credo, degli importanti spunti di riflessione privata e confronto pubblico.
Rispetto alle edizioni precedenti, quest’anno hai scelto di dare al pubblico non solo la possibilità “magica” e direttamente emotiva della visione, ma anche l’opportunità formativa dell’ascolto e dell’approfondimento, inserendo nel programma i cosiddetti talk e coinvolgendo attori, registi e produttori “di ritorno”; quei calabresi che hanno sfidato condizioni e limiti della loro terra d’origine in nome di un sogno e sono riusciti, nonostante tutto, a realizzarlo. Cosa ti aspetti da questi incontri?
Con grande sincerità, non ne ho idea, e la cosa mi eccita. Le modalità di svolgimento di Schermi – Il cinema multipiazza, e il nostro sforzo di abbracciare un pubblico tanto eterogeneo quanto vasto, credo renderà la platea dei nostri incontri formata da persone diversissime. L’iniziativa è seguita da cinefili e appassionati ma anche da ragazzine e ragazzini che non sono mai andati al cinema in vita loro, pertanto credo che i dibattiti saranno sorprendenti, in primis per i grandi ospiti che hanno accettato ben volentieri di sposare l’iniziativa. Il focus su “Onda Calabra- Nuovo Cinema Calabrese” nasce dall’esigenza di fare quello che le generazioni precedenti non hanno mai saputo fare nella nostra terra: rete.
La Calabria sta diventando sempre più una realtà solida sul piano cinematografico a livello internazionale, è un treno che non bisogna lasciar scappare inseguendo ciecamente solo i propri piccoli obiettivi. Bisogna sentirsi comunità, solo così si può essere, pur nelle infinite differenze, un corpo solido, forte, unico, a livello internazionale.
Qualcuno dice che io sia troppo ottimista, e forse è vero, ma la disponibilità dei professionisti, amiche e amici, che stanno sostenendo il progetto, mi da ragione di esserlo. Staremo a vedere, e se falliremo, lo faremo col sorriso.
Benché la tendenza sia quella di stigmatizzare le periferie e di identificarle come luoghi insalubri di degrado, ignoranza e criminalità, in passato Schermi ha ottenuto un riscontro favorevole in termini di disponibilità e partecipazione dei cittadini…
Prima di Schermi – Il cinema multipiazza, ammetto, non senza vergogna, di non essere mai entrato nel quartiere Pistoia/Viale Isonzo, luogo purtroppo famoso solo per fatti di criminalità. Catanzaro non è New York, e non essere mai entrato in un quartiere è un fatto singolare, per le dimensioni della nostra città. Con mia enorme gioia la gente ci ha accolto in modo entusiasmante, ci hanno aiutati, sostenuti, e la partecipazione è stata fortissima: avevo le lacrime agli occhi.
C’è un momento, una reazione di un qualche spettatore che ti ha particolarmente colpito in questo senso, e che ti ha convinto dell’urgenza e del potere rivoluzionario di un’educazione alla bellezza?
Dopo la prima edizione, sono andato via dal quartiere con quella sensazione di aver trascorso uno dei giorni più significativi della mia vita. Il giorno dopo ricevo la chiamata di un’amica che fa la maestra in una scuola elementare della zona, mi dice Devo mandarti una cosa! La sua classe avrebbe dovuto fare un tema su un argomento a piacere, e una bambina lo aveva fatto con questo titolo “La mia prima volta al cinema”. Parlava di noi, di Schermi – Il cinema multipiazza, di quanto fosse emozionata. Aveva persino disegnato il furgoncino con lo schermo installato sul cassone! Ho pianto di gioia per un bel po’.
Trovo che la condivisione del sentire che la fruizione collettiva di un film consente sia preziosa e ti ringrazio, perché sei tornato a casa, con il tuo sogno su un furgone, e lo hai reso “sognabile” da chiunque. Ma il cinema, anche nella forma di una “terapia di gruppo”, rimane sempre un viaggio intimo, di ri-scoperta di sé, la cui destinazione cambia a seconda del background personale e in rapporto al modo in cui ognuno sceglie di vivere. Tu ritieni che il cinema sia in grado di svelare significati inediti dell’esistenza e che possa quindi facilitare l’individuazione di strade nuove e percorribili?
Non ho mai creduto che il cinema sia capace di fornire alcuna risposta, ma sono sempre stato fermamente convinto che possa fornire le domande. La visione collettiva di un bel film muove la coscienza su due piani, quello intimo e quello collettivo, e questi due livelli, come ci insegnavano gli antichi greci – faccio un poco Galimberti – hanno bisogno di essere coltivati con cura, altrimenti si rischia di perdersi.
Cosa ti auguri, per esempio guardando ai giovani che abitano il territorio, che spesso mancano di una prospettiva futura, e che non sanno ancora chi sono o vogliono diventare?
Le nuove generazioni, la mia compresa, sono vittime di un individualismo sfrenato, in cui sgomitare contro gli altri per arrivare primi pare essere l’unico valore condiviso, non c’è spazio per la sconfitta, per il dolore, per la delicatezza, nella collettività. Guardare insieme un buon film in un luogo pubblico, io credo, vada a riempire quello spazio comune che si sta svuotando sempre più, facendo sentire donne e uomini parte di qualcosa e, per questo, meno sole e soli. Il cinema insieme è una vittoria collettiva.