Per la Calabria il 2024 potrebbe essere l’anno dei borghi. L’annuncio nel mese di dicembre dell’inserimento del Borgo di Gerace nella tentative list dell’Unesco (la lista dei candidati come patrimoni dell’umanità, nell’ambito del percorso “Testimonianze della cultura italo-greca tra Alto e Basso Medioevo”) e, in questi giorni, la candidatura del comune di Badolato come “Borgo dei borghi”, ci permettono di credere che la Calabria possa essere riscoperta attraverso la valorizzazione di questi piccoli comuni.
C’è da chiedersi, e poi? Queste prestigiose nomine a cosa portano? Poco dopo l’inserimento del comune di Bodolato nella lista dei borghi candidati sul sito della Rai, il sindaco Giuseppe Nicola Parretta ha espresso il concetto di “responsabilità” nel meritare riconoscimenti simili. Poter rappresentare la Calabria può riempire certamente d’orgoglio, ma allo stesso tempo bisogna essere responsabili.
Già in diversi articoli abbiamo parlato del problema legato allo spopolamento dei borghi e della aree interne calabresi, per cui, posti incredibili della nostra regione perdono ogni giorno di più i cittadini che li abitano e, di conseguenza, questi luoghi diventano “borghi fantasma” in cui vivono poco più di qualche centinaio di abitanti. Abbiamo parlato delle cause, di come non solo l’emigrazione, ma anche la mancanza di infrastrutture e accessibilità, siano l’autentico problema e come la vita in questi territori sembri sempre un sogno, un’utopia impossibile.
La riqualificazione dei borghi: un obiettivo nazionale ed europeo
Se immaginiamo allora che la responsabilità che ci viene data tramite questi riconoscimenti o nomine possa portare i suoi frutti, possiamo però intravedere uno spiraglio di luce e di speranza nella rinascita di questi territori incastonati tra le colline. Si può così immaginare di attuare una serie di strategie e progetti di studiosi urbanisti che sostengono come la riqualificazione e rivitalizzazione di antichi borghi in corso di abbandono e spopolamento possa rappresentare un’importante strategia di rigenerazione del territorio italiano. Tali fenomeni non sono solo un problema calabrese, ma nazionale ed europeo e negli ultimi vent’anni in Europa sono state testate nuove metodologie per dare nuova vita ai borghi in modi diversi, adattandoli alle esigenze più contemporanee in termini sociali, culturali e abitativi.
Strategie di riqualificazione dei borghi
Negli ultimi anni l’attenzione verso questi fenomeni è cresciuta anche in Italia, in merito a nuove riflessioni urbanistiche in rapporto alla Snai (Strategia nazionale aree interne), per cui sono stati stanziati una serie di finanziamenti che infatti hanno visto la riqualificazione di alcuni borghi da Nord a Sud del paese e che vede soprattutto la loro buona riuscita in quella che è una “rivitalizzazione tematica”. Ne sono un esempio il “borgo degli artisti” di Bussana Vecchia o del “borgo telematico” di Colletta di Castebianco, ma anche la trasformazione in Umbria del borgo di Solomeo in “borgo del cashmere”, in Campania la rivitalizzazione di Terravecchia come “borgo del cinema e delle arti” o di Provvidenti in Molise come “borgo della musica”. La rivitalizzazione stagionale, diversificando le attività nei diversi periodi dell’anno, è stata affidata spesso all’organizzazione di eventi culturali (festival, fiere, ecc.) e nel nostro paese tale strategia sembra aver funzionato.
Il pensiero dunque va a quale potenziale futuro possono dare ai nostri borghi le straordinarie risorse paesaggistiche, architettoniche e storico-culturali calabresi e se questi, attraverso nuove politiche, attori diversificati, fondi e finanziamenti ben gestiti, potrebbero permetterci di poter vivere i nostri borghi. Potremmo davvero dire: “i borghi sono belli, e io ci vivrei”?
(Immagine in evidenza di Gowem)