Pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della nascita di Emilia Zinzi, sappiamo che a lei è stato intitolato l’Archivio storico della città di Catanzaro e oggi ne ripercorriamo la vita e gli importanti contributi che la sua attività di ricerca ha portato al patrimonio storico e culturale della città.
Storia di Emilia Zinzi
Nata a Catanzaro il 15 aprile del 1921, Emilia Zinzi si trasferisce a Roma iscrivendosi al corso di Laurea in Lettere moderne a “La Sapienza”; fu questa una scelta particolarmente coraggiosa e complessa per la quale alcuni la considerano “antesignana del femminismo”. Per l’epoca infatti, le ragazze appartenenti a determinati ceti sociali, erano tradizionalmente destinate a divenire mogli e mamme votate al focolare domestico. La scelta di iscriversi all’Università, per di più fuori casa, era certamente disdicevole; la stessa Zinzi, racconta di quanto fosse stato difficile convincere la sua famiglia a condividere il suo desiderio di trasferirsi a Roma per frequentare l’Università.
Nel 1948 consegue la laurea con una tesi sul Codex Purpureus Rossanensis, un manoscritto greco conservato a Rossano, dando importante evidenza di un approccio relativo alla circolazione artistica tra il centro e la periferia. Qualche anno dopo, sebbene decisa a proseguire la sua carriera universitaria in storia dell’arte presso la Scuola di Perfezionamento, fu costretta ad interrompere gli studi per motivi familiari. Da quel momento, tuttavia, proseguì autonomamente l’attività di studiosa interessandosi alla tutela del patrimonio storico, culturale ed artistico calabrese e non solo: Emilia Zinzi si dedicò alla valorizzazione dei beni artistici, alla salvaguardia e alla scoperta di aree territoriali sconosciute e a numerosi aspetti urbanistici della Calabria e della Basilicata.
Nel 1957 vinse il primo concorso per la cattedra di storia dell’arte al Liceo Pasquale Galluppi di Catanzaro e anche qui le difficoltà non mancarono. Da professoressa, Emilia Zinzi dovette scontrarsi con una mentalità che vedeva materie di serie A e materie di serie B, le prime certamente più meritevoli di considerazione; tuttavia, forte di una passione che vede nella produzione storico-artistica i segni delle dinamiche umane, fu in grado di dare dignità e trasmettere il rispetto per la storia dell’arte agli studenti, conducendo i suoi alunni alla conoscenza di un microcosmo culturale fino ad allora ignorato. Nello stesso anno Zinzi ottenne un altro grande traguardo per la sua carriera, le fu conferita infatti la carica di “Ispettore onorario per la conservazione dei monumenti e degli oggetti d’antichità e d’arte per la provincia di Catanzaro”.
Tale riconoscimento fece seguito ad una visita, da parte dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione, alle opere di Mattia Preti presenti a Taverna; in quell’occasione Emilia Zinzi espresse la propria preoccupazione per lo stato di degrado in cui versavano le opere sottolineandone l’importanza artistica e culturale per il territorio calabrese.
Grazie a tale carica, Emilia Zinzi ebbe modo di dare avvio ad un’opera di ricognizione in tutta la Calabria ed effettuare una serie di segnalazioni, tra le più importanti quella della presenza di un sito greco-romano nell’area di Scolacium, informazione che interruppe preventivamente l’arrivo delle ruspe per dei lavori che erano stati disposti volti alla costruzione di un acquedotto. Oggi tutti noi possiamo godere del Parco Archeologico di Scolacium e vantare i resti che rimangono a testimonianza della città della Magna Grecia che fu.
Investita della carica di Ispettore, Zinzi indirizzò la sua opera di ricerca alla schedatura degli oggetti d’arte: accedendo direttamente alle fonti poté cartografare il patrimonio storico, artistico e architettonico calabrese per ben trent’anni. La studiosa fotografava e raccoglieva il materiale che andava poi a comporre il suo archivio fotografico, prendeva appunti, schedava monumenti ed oggetti d’arte rinvenuti sul campo, tracciava planimetrie dei luoghi visitati, allontanandosi anche dal consueto metodo accademico che limitava le uscite dei ricercatori alle lezioni ed ai congressi. Proprio il minuzioso lavoro di archiviazione messo in atto ci permette oggi di usufruire del Fondo Archivistico di Emilia Zinzi, una raccolta di più di 11.000 unità che, nel 2017, è stato donato alla biblioteca F.E. Fagiani dell’Università della Calabria e che, tra il 2018 ed il 2019, è stato al centro del progetto “Emilia Zinzi (1921-2004). Storia dell’arte, tutela e valorizzazione dei beni culturali in Calabria” che ne ha visto il riordino e la digitalizzazione.
Esplicativo della passione che muoveva Emilia Zinzi fu il caso che la vide, nel 1973, opporsi saldamente alla costruzione di una centrale idroelettrica nell’area compresa tra Stalettì, Montauro, Montepaone e Soverato. Ed è superfluo spiegare quanto i quotidiani frequentatori di luoghi così particolari e caratteristici possano ancora condividere l’articolo allora dedicato al tema da Emilia Zinzi, Calabria terra di pastura per la Montedison; ed egualmente condivisibile risulterebbe il dibattito che la storica dell’arte avviò sulle responsabilità della cittadinanza verso il patrimonio culturale locale in occasione della messa in vendita di alcuni ambienti di Palazzo Fazzari, nel centro storico di Catanzaro.
Dai primi anni dell’83 Emilia Zinzi fu professoressa associata titolare della cattedra di Istituzioni di storia dell’arte all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, contestualmente in quegli anni partecipò attivamente al contesto academico nazionale ed internazionale. All’estero la sua attività permise di identificare la fonte battesimale di Santa Maria del Patire di Rossano, creduta ormai perduta, presso Il Metropolitan Museum of Art di New York; fu relatrice in numerosi convegni e tavole rotonde tenute da università e centri di ricerca stranieri come The Johns Hopkins University (Baltimora), Ecole francaise de Rome. Tra i principali riconoscimenti, Zinzi vinse, nel 2000, il premio Minerva nel e la Mimosa d’argento, per la ricerca scientifica condotta sul sud Italia.
Morta all’età di 83 anni, Emilia Zinzi devolvette la sua vita allo studio di luoghi relegati nell’angolo di un territorio troppo spesso immaginato e descritto come un qualcosa di vetusto, immobile e stereotipato; l’attività della studiosa ha permesso non solo di portare alla luce un patrimonio che, probabilmente, sarebbe rimasto per sempre sconosciuto, ma ha anche evidenziato l’importante
contributo che la storia del meridione italiano ha dato allo sviluppo del patrimonio storico, artistico e culturale del Paese e del mondo. Emilia Zinzi continuò nella sua attività di ricerca fino alla fine della sua vita, tra pile di documenti, pacchi di diapositive e fotografie, estratti di saggi, articoli e libri perché “conservare è conoscere, conoscere è trasmettere agli altri”.
Nell’immagine in evidenza: consegna della targa d’argento dal Rotary Club della Calabria per la saggistica artistica per uomini e donne di cultura calabresi. Copanello (Catanzaro), 19 luglio 1965. Foto presa da Wikipedia.