Skip to content Skip to footer

Cracolice: il film sulla Chernobyl calabrese

Cracolice è il titolo del progetto cinematografico ideato dal regista Fabio Serpa, in gara in questi giorni al Calabria Movie Intenational Short Film Festival per la sezione “Corti di Calabria”. Il cortometraggio fantascientifico racconta gli avvenimenti della Charnebyl calabrese, appunto Cracolice, paesino di mare vicino al Mar Tirreno.

Un mockumentary surreale, quasi di una realtà distopica ma che invece riprende dei fatti realmente accaduti e che infatti il regista Fabio Serpa ritiene:“Più che distopia il termine che preferisco è UCRONIA, ovvero un tempo presente alternativo. Il film inizia infatti al 100% com’è successo trent’anni fa e piano piano diventa un presente che non esiste con un paese totalmente distrutto non dalle radiazioni, ma dalle persone che hanno vissuto in quel posto. Trovandosi senza beni di prima necessità, hanno provato ad arrangiarsi come dei veri e propri selvaggi rendendosi potentissimi disastrando il paese e rendendolo davvero un luogo post-apocalittico. Con i super poteri potevano fare quello che volevano ma non rendendosi conto del loro potenziale hanno disastrato tutto. Ed è soprattuto questo che porta avanti il messaggio che volevo lanciare: tu sei così forte nella tua regione ma se lo usi per farci i tuoi porci comodi tuoi, alla fine, a cosa serve?” 

Ma la storia del film Cracolice, la Chernobyl Calabrese, e delle sue navi tossiche, non rappresentano solo un disastro ambientale e un complotto per mani dei mafiosi: nel corso degli anni ci sono state gravi ripercussioni soprattutto sulla salute degli abitanti della zona. I cittadini, ignari, vennero colpiti da malori di ogni tipo: linfoma al pancreas, dermatiti, tumori e quant’altro.  Ed è per questo che il regista non racconta solo chi meramente ha vissuto la vicenda, ma chi l’ha subita. “Volevo parlare in qualche modo della regione e più che altro parlare della nostra generazione, cioè la nostra generazione di ventenni, trentenni e quarantenni, come siamo oggi in Calabria. La generazione calabrese negli ultimi trent’anni cos’è diventata? Volevo così cercare un metodo narrativo che potesse collegare questa storia di disastro ambientale e politica con la rappresentazione della nostra generazione”. 

Da qui l’ispirazione, forse, di rendere gli uomini e le donne del paese di Cracolice intrappolati nei loro corpi da ventenni. Non crescono e a 60 anni sembrano averne 20. E come loro, i fatti sono rimasti fermi lì, anch’essi intrappolati.

La vera storia sulle navi dei veleni: il relitto di Cetraro

Il tragico evento del 1997 ha visto coinvolte imbarcazioni colme di rifiuti tossici e nucleari fatte affondare al largo del Tirreno e del Mediterraneo. Fu chiamata “la storia delle navi dei veleni”dalla stampa nazionale dopo il fatto di cronaca del settembre 2009 in Calabria, emerso a seguito delle rivelazioni del pentito di ‘Ndrangheta Francesco Foti, riguardo all’affondamento nel Mediterraneo di navi contenenti di rifiuti tossici e radioattivi.

Già nel marzo del 1994 la magistratura di Reggio Calabria aveva aperto un’inchiesta, nata da una denuncia su un possibile traffico di scorie industriali e radioattive in Aspromonte, provenienti dai porti calabresi. Poco dopo Fonti divenne collaboratore di Giustizia e cominciò a rilasciare interviste per cui vennero fuori numerose inchieste. Nel 2000 l’indagine venne però archiviata. elle sue diverse dichiarazioni rese dopo il giugno del 2005 afferma di aver affondato direttamente 3 navi: la Cunski a largo di Cetraro, la Yvonne a Maratea e la Voriais Sporadais a Melito Porto Salvo.

Solo nel 2009 con l’insistenza del nuovo procuratore di Paola, Bruno Giordano, e dell’assessorato all’ambiente calabrese, si ricerca nuovamente la nave Cunski, che si riteneva fosse stata affondata al largo di Cetraro con 120 fusti di materiale radioattivo. In quella zona – non distante da Cetraro – una perizia aveva stabilito un alto numero di tumori. Ulteriori inchieste e perizie si sono susseguite negli anni ma sempre con un minore tono mediatico. Dal 2016 tutto tace.

Fabio Serpa ha invece voluto riprendere questa storia perché:“Io mi ritengo un autore politico che cerca una chiave di lettura cercando di voler mostrare agli altri quello che vedo io”.

Il mockumentary fantascientifico è del 2020 ed è già stato nominato in 9 Festival tra Italia ed Europa (tra cui anche il Montpellier Film Festival, il più importante dopo Cannes) e scelto dal Centro Italiano del Corto di Torino nella sezione “10 corti in giro per il mondo”, come tra le opere più rappresentative del 2020. Oggi Serpa sta lavorando ad un nuovo progetto cinematografico che sarà un film ambientato in Calabria in un’era post-apocalittica.

(Puoi vedere il trailer del corto Cracolice cliccando qui. Puoi vedere il programma degli altri corti in gara del festival cliccando qui)