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“Le ombre dell’oblio”: la mostra del calabrese Roberto Giglio al Museo Marca di Catanzaro

Luoghi, persone, gesti di una Calabria quasi spettrale, immortalati in opere d’arte. Sono questi piccoli frammenti emozionanti che si ritrovano tra gli spazi espositivi del piano inferiore del Museo MARCA che ospitano la mostra di Roberto Giglio “Le forme dell’oblio”.

L’esposizione, curata da Giorgio de Finis, propone alla visione 35 opere pittoriche, selezionate tra le più significative della produzione dell’artista, e oltre 90 disegni. Partendo dai volti nascosti di donne e uomini quasi intrappolati in un tempo passato, la mostra si apre con “I fantasmi di Badolato”, una sequenza di sagome che siamo soliti a vedere nei piccoli borghi, tra un vicolo e un altro. Seduti su una sedia di paglia, accigliati intorno ad un tavolo, affacciati da una finestra o all’impiedi sull’uscio di una porta, questi spettri sembrano non voler essere guardati, osservati. Eppure, Giglio riesce ad imprimerne l’essenza più pura. I loro gesti sono raffigurati anche con schizzi a matita su un diario che racconta la disarmante nostalgia di chi tra viuzze e vicoletti ha vissuto momenti intensi fatti di sguardi profondi.

Attraverso l’esercizio pittorico l’artista dipinge i panorami di questi luoghi incastonati tra le colline. E allora si vede Badolato, suo paese d’origine, ma poi anche Stilo, Santa Caterina dello Ionio, infine Catanzaro, con l’immensa struttura architettonica del Ponte Morandi, segno di un passato e di un presente che si uniscono. Un ponte – forse – della sua vita vissuta tra Badolato e Roma.

Nato a Badolato, nel 1986 Giglio si trasferisce a Roma dove frequenta la facoltà di Architettura, laureandosi con una tesi in scenografia avente come tema “Il teatro dei luoghi”. Durante gli studi universitari avviene l’incontro con il pittore spagnolo Pedro Cano, che diventerà suo maestro e sarà fondamentale per la maturazione della sua cifra artistica. Dopo gli studi universitari inizia una lunga collaborazione con l’architetto Pasquale Piroso, che lo porterà a sperimentare fusioni di linguaggio tra arte, artigianato e design.

Dal 2008 a oggi partecipa alla progettazione e realizzazione, tra Roma e la Calabria, di spettacoli teatrali, festival ed eventi artistico-culturali. In particolare, ha dato vita a una serie di installazioni-laboratorio per bambini, ambientati in piccoli centri storici calabresi a rischio d’abbandono. Laboratori che abbracciano l’idea di arte nei luoghi e arte come esperienza condivisa, il cui proposito è quello di scoprire immagini, simboli e valori, attraverso il racconto, la manualità e la creazione artistica, quale strumento educativo per eccellenza.

La pittura di Roberto Giglio è narrazione e concentrazione di memoria immaginativa. Passando dalla figura all’informale, utilizza il bianco della luce per decostruire volti e architetture. Il suo lavoro esprime un senso di mistero e sospensione. Attraverso visioni incantate e surreali, la sua tecnica elabora un lento passaggio filtrato nella memoria, anti-descrittivo e lirico. La pittura è nei suoi lavori un viaggio della lentezza in cui la vera poesia è tutto il vissuto che si deposita tra l’ombra e la luce.

Per tutte le info sulla mostra potete cliccare qui