Autarkeia è la nuova mostra di Aron Demetz presente al museo Marca di Catanzaro dal 15 gennaio al 31 marzo. La mostra è in corrispondenza di altre esposizioni dell’artista gardesano in molti musei internazionali e in altrettante prestigiose sedi italiane, come il Museo Archeologico di Napoli.
Autarkeia II: il richiamo della materia
Il titolo della mostra ha un duplice significato rivolto sia alle opere che ai materiali, o meglio, alla MATERIA. Con il nome Autarkeia, termine greco che corrisponde all’autarchia, principio fondamentale dell’etica cinica e stoica, consistente nell’ “autosufficienza spirituale” del sapiente che deve ‘bastare a se stesso’ per risentire il meno possibile del bisogno delle cose e del mondo, non si vuole far riflettere solo sulla materia e sui materiali delle opere ma anche sull’autosufficienza e autodisciplina dell’artista che deve confrontarsi con la materia “legno” che si espone ai cambiamenti del tempo.
La nuova mostra al museo Marca di Catanzaro
Le sue sculture realizzate prevalentemente in legno, sono premiate dall’attenzione della critica e dei collezionisti di tutta Europa e, per la prima volta, vengono esposte in uno spazio pubblico le ultime ricerche dell’artista sul legno di sequoia. Rappresentano una vera e propria trasformazione nelle opere di Demetz che cominciavano ad assumere una forma diversa già intorno al 2006. Le origini altoatesine dell’artista e la tecnica d’intaglio del legno della tradizione gardenese, si è riflettuta interamente fino a quegli anni, ma, da lì in poi, c’è un vero spartiacque nella sua opera. Fino ad allora nelle sue sculture era visibile un’enorme capacità tecnica ma si riferivano molto alla tradizione. Oggi, invece, la sua è una scultura più “mentale”.
Nonostante ci sia un chiaro rimando alla Magna Grecia e all’arte egizia, le circa 40 sculture sembrano quasi tutte “non finite” poiché non è più l’artista a domare il legno, ma rispetta la materia nella sua fattispecie. Demetz lascia così la libertà di espressione al legno e al suo mutamento ed è per questo che diventa più contemporaneo. Il suo è anche un atteggiamento paradigmatico alla ricerca di costituire plasticamente il passaggio dell’uomo, non più rinascimentale e dominatore della natura, ma un uomo che invece viene domato da essa.
Dal punto di vista dei materiali ci sono anche dei riferimenti al bronzo, legno rivestito in resina a una sezione dedicata a 6 gessi che sono quasi un omaggio a Jerace. Progressivamente si assiste all’ingresso in scena di altri materiali: il bronzo, il vetro, così come alla figura singola si affiancano gruppi di figure, le installazioni, infine, una sezione dedicata a 6 gessi che sono quasi un omaggio a Jerace e confluisce così un collegamento tra l’artista e la nostra terra.
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Fotografie a cura di Francesco Lucia