Skip to content Skip to footer

Ansia sociale: chi non riesce a tornare alla normalità

Le pesanti restrizioni imposte dalla pandemia stanno cedendo gradualmente il passo ad una ritrovata normalità. Da qualche mese possiamo sederci a mangiare ad un ristorante, vederci un film nelle sale, fare una lezione in palestra. Ma siamo tutti pronti a tornare a questa ambita normalità?

Il Coronavirus ha comportato più di un problema: non solo a livello economico, ma anche a livello sociale e psicologico. Ora che, però, ci ritroviamo pian piano a tornare all’ambita quotidianità, i problemi sociali e psicologici continuano ad essere una difficoltà da non sottovalutare.

Si ha paura di uscire e lasciare quella nostra casa, quel luogo che per settimane, mesi, è stato anche l’unico posto dove poterci sentire davvero al sicuro. Molti hanno fatto fatica a rimanere tra le mura domestiche e adesso vivono con normalità il dover andare incontro alla socialità, senza la paura o il timore di essere comunque contagiati o che si possa ritornare a mesi fa; ma altri si sono abituati senza troppe difficoltà a rimanere lontani dalla socialità e c’è anche chi ora fa fatica a tornare indietro.

Cos’è l’ansia sociale?

Nonostante la Calabria sia una regione poco toccata dall’effetto epidemiologico del Covid, gli effetti psicologici che la pandemia e l’isolamento ha prodotto sono stati devastanti. Uno di questi è l’ansia sociale. «Per chi soffre di ansia sociale, la vita dopo il blocco può essere una prospettiva spaventosa. Il disturbo d’ansia sociale è una paura delle situazioni sociali e include la preoccupazione di incontrare estranei, come comportarsi con gruppi di amici e in generale sentirsi a disagio. Può rendere la vita di tutti i giorni estremamente difficile e può manifestarsi fisicamente provocando sudorazione, palpitazioni o attacchi di panico», ha sottolineato la BBC. Così come il Presidente della Società Italiana di Psicologia dell’emergenza, Roberto Ferri, afferma: «Questo è un problema collettivo e nessuno ne uscirà da solo». 

Secondo la SIEP (Società Italiana Epidemiologica di Psichiatria), oltre un milione di italiani soffre della sindrome della capanna o del prigioniero: paura di uscire e di lasciare la propria abitazione, unico luogo ritenuto sicuro, che mette al riparo dal pericolo di contagio. Le motivazioni principali sono sicuramente la paura del mondo esterno che viene percepito come pericoloso, ma anche quello di essere causa principale di contagio per i propri cari. Molti hanno anche la paura di non ritrovare più il mondo che conoscevamo prima, tra mascherine, distanziamento sociale, ingressi scaglionati. 

In Calabria l’ansia sociale colpisce un adolescente su tre

Ma quali possono essere considerati i soggetti più a rischio? Naturalmente tra di essi troveremo quelle persone che già soffrono di fobie, ipocondriache, ansiose o con forti problemi psichiatrici. Ma nonostante ciò anche le persone che non hanno avuto mai un precedente problema d’ansia potrebbero ritrovarsi in delle situazioni inedite. Secondo gli psicologi, in Calabria sembra che a soffrire di più di ansia sociale siano gli adolescenti. Secondo la psicologa e psicoterapeuta Patrizia Petasburgo: «Da uno studio recente che ha preso in considerazione 600 ragazzi, con l’avvento della pandemia un adolescente su tre soffre di depressione e disturbi psicologici come fobie, attacchi di panico e ansia sociale». A confermalo è anche la psicologa e psicoterapeuta Anna Fazzari: «Tra i problemi più comuni negli adolescenti ci sono attacchi di panico e ansia sociale: ovvero l’uscire di casa e avere contatti con l’esterno». 

Consigli pratici per tornare alla normalità

Ma come riuscire a trovare nuovamente un po’ di serenità nell’uscire e stare bene anche con le altre persone? A piccoli passi. Iniziare a uscire quando risulta strettamente necessario e magari in compagnia di qualcuno di cui ci si fida. È importante anche evitare di essere troppo informati o ascoltare tutto il giorno le notizie relative alla pandemia: non deve diventare un ossessione! Anche dedicarsi a qualche hobby o anche all’attività fisica può aiutare: ciò ciò terrà occupato non solo il corpo ma anche la mente. Infine, un consiglio personale, l’importante è non nascondere il problema ed essere capaci di parlare apertamente senza vergognarsi; vi renderete conto che vi sono molte più persone di quanto pensiate nella vostra situazione.


(Per leggere gli altri articoli della rubrica NON-mens potete cliccare qui)

Credit immagine di copertina Kim Come